Da: Rosella Zucchetti <rosellaz@pmp.it>
Oggetto: R: dibattito
Data: lunedì 23 novembre 1998 18.59

La comunità tra studenti ha sicuramente portato vantaggi sotto diversi
punti di vista:
- il dover presentare il proprio lavoro agli altri ha stimolato e motivato
i ragazzi a lavorare con più impegno ed ha contribuito a sviluppare
autonomia e senso di responsabilità ( mi vengono in mente episodi in cui i
ragazzi si sono accorti di aver commesso errori ad es. nelle misurazionei
con il teodolite, hanno ammesso gli errori ed hanno lavorato sodo per
rimediare; in molto verbali compaiono frasi tipo "abbiamo osservato che..."
"ma non ne siamo proprio sicuri" "vogliamo provare a..". Tutti questi mi
sembrano buoni esempi di come i ragazzi si sentano responsabili nei
confronti degli altri. Per quanto riguarda il loro grado di autonomia mi
ricordo di aver letto che diversi alunni riprovano a casa le esperienze,
magari prendendo in prestito il materiale della scuola, oppure altri che
lavorano senza il controllo dretto dell'insegnante (raccolta macchie).
- E' migliorato l'atteggiamento collaborativo, tutti sono disposti ad
aiutare per partecipare attivamente all'iniziativa. Basta dire: "servirebbe
un cartoncino con una fenditura" oppure" "un prisma a base quadrata" che il
giorno dopo il materiale è pronto (in effetti questa osservazione vale più
per il gruppo classe).
- Sicuramente è aumentata la loro attenzione nel seguire le procedure,
altrimenti poi i risultati non sono confrontabili (ho sentito anche i miei
alunni dire che se i risultati sono molto diversi da quelli degli altri
significa che non si è lavorato bene; nessuno vuole fare brutte figure).
- Per quanto riguarda poi l'aspetto cognitivo sono ovviamente migliorate ed
ampliate le conoscenze, ma non mi dilungherei troppo su questo. Mi sembra
invece più interessante soffermarsi sulla comprensione, di come cioè i
ragazzi abbiano dimostrato di saper riorganizzare le conoscenze e di
saperle applicare sia in situazione note sia in situazioni nuove (nei
verbali compaiono frequenti collegamenti tra i risultati delle esperienze
indoor e outdoor e tra le esperienze dell'anno scorso e quelle di
quest'anno). A livello di comunità allargata abbiamo notato spesso come
qualche frase tratta da un verbale sia stata "illuminante" per un'altra
classe (l'essere in grado di far capire agli altri dimostra che chi scrive
ha capito).

Sui verbali abbiamo detto tanto: la loro utilità è evidente. Certo
pretendiamo molto: i ragazzi devono saper analizzare le esperienze
cogliendone gli elementi fondamentali, arrivare ad una sintesi esprimendo
considerazioni pertinenti, il tutto in un linguaggio chiaro e preciso. Come
dice Anna pretendiamo dai nostri studenti una pretazione di alto livello.

Non parlerei di svantaggi del lavorare insieme per i ragazzi piuttosto
prenderei in considerazione i limiti della nostra esperienza:
- il gruppo troppo ampio porta da una parte a difficoltà di sincronia
nell'affrontare le varie fasi e dall'altra ad avere "troppo" materiale da
analizzare;
- scarsità di strutture: l'avere a disposizione un computer in classe
agevolerebbe di molto il lavoro ed azzererebbe i tempi di attesa per
trovare libera l'aula di informatica;
- noi insegnanti non abbiamo preteso messaggi troppo "perfetti"?. Forse è
mancata un po' la spontaneità del linguaggio dei ragazzi!

Per la comunità degli insegnanti i vantaggi sono ancora più evidenti:
Prima di tutto l'aggiornamento: quanti di noi si sono "obbligati" a
rivedere, approfondire l'argomento "poco padroneggiato"? Le lezioni dei
ricercatori, le esperienze condivise, le discussioni nei gruppi di lavoro,
gli scambi in rete hanno contribuito a far sì che che tutti quanti ne
sapessimo un po' di più. Ma sarebbe limitativo fermarsi qui.
Secondo me la vera "forza" di questa esperienza è il percorso formativo
che ognuno di noi ha fatto insieme agli altri. Abbiamo cercato di mettere
da parte le nostre timidezze ed ansie ed abbiamo accettato di lavorare
assieme esponendoci in prima persona senza temere di essere giudicati (beh,
qualche volta ho pensato ai commenti che potevano fare le persone che
leggevano i miei messaggi, ma anche questo faceva parte del gioco!). In
cambio abbiamo avuto spunti nuovi, idee stimolanti, momenti intensi di
partecipazione, un modo tutto nuovo di lavorare.
Anna dice che dopo un'esperienza così non si può tornare ad insegnare come
prima. Io sono d'accordo con lei. L'esperienza di Labrete prima o poi
terminerà, ma ognuno di noi lavorerà in modo diverso (ho pensato, per es.,
con rinnovato entusiasmo, di coinvolgere i miei colleghi di scuola).
Il limite che mi viene in mente per noi insegnanti è ancora l'utilizzo
della rete. Sicuramente all'inizio, almeno a me, faceva soggezione, non
riuscivo ad essere spontanea, scrivevo e correggevo i miei messaggi; ad
esempio non avrei mai pensato di riuscire a scrivere un testo lungo come
questo. Certo il dibattito spesso non c'è stato. Siamo stati abbastanza
diligenti nello scrivere le programmazioni e i commenti al lavoro che
svolgevamo nelle classi, un po' meno a sollevare problemi o a scambiarci
pareri. Però qualcuno ci ha provato (verifiche, valutazione)

Che dire dei ricercatori? Ci hanno motivato nel lavoro, stimolato a
comunicare, invitato a riflettere e a discutere, Ci hanno fornito
materiali, preparato e predisposto le esperienze ; hanno svolto opera
continua di assistenza rispondendo a tutti i nostri dubbi.

Per ora è tutto
Rosella Zucchetti Lodi