La comunità tra studenti ha sicuramente portato vantaggi sotto diversi punti di vista: - il dover presentare il proprio lavoro agli altri ha stimolato e motivato i ragazzi a lavorare con più impegno ed ha contribuito a sviluppare autonomia e senso di responsabilità ( mi vengono in mente episodi in cui i ragazzi si sono accorti di aver commesso errori ad es. nelle misurazionei con il teodolite, hanno ammesso gli errori ed hanno lavorato sodo per rimediare; in molto verbali compaiono frasi tipo "abbiamo osservato che..." "ma non ne siamo proprio sicuri" "vogliamo provare a..". Tutti questi mi sembrano buoni esempi di come i ragazzi si sentano responsabili nei confronti degli altri. Per quanto riguarda il loro grado di autonomia mi ricordo di aver letto che diversi alunni riprovano a casa le esperienze, magari prendendo in prestito il materiale della scuola, oppure altri che lavorano senza il controllo dretto dell'insegnante (raccolta macchie). - E' migliorato l'atteggiamento collaborativo, tutti sono disposti ad aiutare per partecipare attivamente all'iniziativa. Basta dire: "servirebbe un cartoncino con una fenditura" oppure" "un prisma a base quadrata" che il giorno dopo il materiale è pronto (in effetti questa osservazione vale più per il gruppo classe). - Sicuramente è aumentata la loro attenzione nel seguire le procedure, altrimenti poi i risultati non sono confrontabili (ho sentito anche i miei alunni dire che se i risultati sono molto diversi da quelli degli altri significa che non si è lavorato bene; nessuno vuole fare brutte figure). - Per quanto riguarda poi l'aspetto cognitivo sono ovviamente migliorate ed ampliate le conoscenze, ma non mi dilungherei troppo su questo. Mi sembra invece più interessante soffermarsi sulla comprensione, di come cioè i ragazzi abbiano dimostrato di saper riorganizzare le conoscenze e di saperle applicare sia in situazione note sia in situazioni nuove (nei verbali compaiono frequenti collegamenti tra i risultati delle esperienze indoor e outdoor e tra le esperienze dell'anno scorso e quelle di quest'anno). A livello di comunità allargata abbiamo notato spesso come qualche frase tratta da un verbale sia stata "illuminante" per un'altra classe (l'essere in grado di far capire agli altri dimostra che chi scrive ha capito). Sui verbali abbiamo detto tanto: la loro utilità è evidente. Certo pretendiamo molto: i ragazzi devono saper analizzare le esperienze cogliendone gli elementi fondamentali, arrivare ad una sintesi esprimendo considerazioni pertinenti, il tutto in un linguaggio chiaro e preciso. Come dice Anna pretendiamo dai nostri studenti una pretazione di alto livello. Non parlerei di svantaggi del lavorare insieme per i ragazzi piuttosto prenderei in considerazione i limiti della nostra esperienza: - il gruppo troppo ampio porta da una parte a difficoltà di sincronia nell'affrontare le varie fasi e dall'altra ad avere "troppo" materiale da analizzare; - scarsità di strutture: l'avere a disposizione un computer in classe agevolerebbe di molto il lavoro ed azzererebbe i tempi di attesa per trovare libera l'aula di informatica; - noi insegnanti non abbiamo preteso messaggi troppo "perfetti"?. Forse è mancata un po' la spontaneità del linguaggio dei ragazzi! Per la comunità degli insegnanti i vantaggi sono ancora più evidenti: Prima di tutto l'aggiornamento: quanti di noi si sono "obbligati" a rivedere, approfondire l'argomento "poco padroneggiato"? Le lezioni dei ricercatori, le esperienze condivise, le discussioni nei gruppi di lavoro, gli scambi in rete hanno contribuito a far sì che che tutti quanti ne sapessimo un po' di più. Ma sarebbe limitativo fermarsi qui. Secondo me la vera "forza" di questa esperienza è il percorso formativo che ognuno di noi ha fatto insieme agli altri. Abbiamo cercato di mettere da parte le nostre timidezze ed ansie ed abbiamo accettato di lavorare assieme esponendoci in prima persona senza temere di essere giudicati (beh, qualche volta ho pensato ai commenti che potevano fare le persone che leggevano i miei messaggi, ma anche questo faceva parte del gioco!). In cambio abbiamo avuto spunti nuovi, idee stimolanti, momenti intensi di partecipazione, un modo tutto nuovo di lavorare. Anna dice che dopo un'esperienza così non si può tornare ad insegnare come prima. Io sono d'accordo con lei. L'esperienza di Labrete prima o poi terminerà, ma ognuno di noi lavorerà in modo diverso (ho pensato, per es., con rinnovato entusiasmo, di coinvolgere i miei colleghi di scuola). Il limite che mi viene in mente per noi insegnanti è ancora l'utilizzo della rete. Sicuramente all'inizio, almeno a me, faceva soggezione, non riuscivo ad essere spontanea, scrivevo e correggevo i miei messaggi; ad esempio non avrei mai pensato di riuscire a scrivere un testo lungo come questo. Certo il dibattito spesso non c'è stato. Siamo stati abbastanza diligenti nello scrivere le programmazioni e i commenti al lavoro che svolgevamo nelle classi, un po' meno a sollevare problemi o a scambiarci pareri. Però qualcuno ci ha provato (verifiche, valutazione) Che dire dei ricercatori? Ci hanno motivato nel lavoro, stimolato a comunicare, invitato a riflettere e a discutere, Ci hanno fornito materiali, preparato e predisposto le esperienze ; hanno svolto opera continua di assistenza rispondendo a tutti i nostri dubbi. Per ora è tutto Rosella Zucchetti Lodi |