ALCUNE OSSERVAZIONI FINALI
A conclusione della fase sperimentale
della prima fase del progetto SeNIS ci è stato richiesto di esprimere
un commento conclusivo (nella colonna di destra in nero) seguendo i punti
di uno schema predisposto dal prof. Guidoni
(riportati in verde).
A1) Punto di vista disciplinare
- Per ognuno dei cinque temi,
quali sono state le principali difficoltà (oppure disponibilità)
incontrate, i principali "successi", i principali "nodi" irrisolti
(in relazione ai diversi livelli di responsabilità- esperti,
insegnanti, ragazzi - e ai diversi livelli di azione - come si capisce,
come si fa capire, come ci si organizza, che materiali e che schemi
di attività si impiegano ... e così via).
- In stretta corrispondenza:
da quello che è successo (e non è successo) cosa sembra
che si potrebbe/dovrebbe fare per fare andare le cose meglio?
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L'esperienza realizzata ha evidenziato soprattutto
un notevole scoordinamento, negli alunni, tra tre aspetti forti
della conoscenza: il livello della percezione sensoriale, il livello
dell'uso delle applicazioni tecnologiche ( che potremmo chiamare
il livello della percezione storico - sociale ), il livello delle
abilità e delle nozioni possedute.
In terza media tutti i ragazzi hanno un livello
di controllo della percezione sensoriale sufficientemente acquisito
(riferendoci ovviamente al controllo "comune") e quindi credono
di saper distinguere, separare e controllare le informazioni che
acquisiscono attraverso i sensi. In maniera analoga sanno controllare
le modalità d'uso di gran parte delle "macchine" che nella
nostra società migliorano, amplificano ecc. i sensi.
Le abilità d'uso vengono ( come è
ormai noto) sviluppate rapidamente sia per quello che riguarda la
pura e semplice manualità che per quella parte più
astratta e simbolica che ogni nuova "macchina" introduce nel patrimonio
intellettivo e culturale (basti pensare a quante nuove operazioni
mentali si realizzano con un telefono cellulare...).
Ciò che l'attività didattica ha
messo in luce è stata la carenza non solo di molte delle
nozioni scientifiche che stanno dietro ai due fenomeni ma soprattutto
la carenza delle abilità di controllo e di verifica di quanto
si fa e soprattutto l'assoluta mancanza, in questo campione di studenti,
di abilità e conoscenze sulle relazioni tra i molti aspetti
che si intrecciano in queste attività di vita quotidiana.
Dal punto di vista disciplinare ( ad esempio
l'intreccio tra fisica e biologia nella percezione dei fenomeni
collegati alla luce visibile ) mi è sembrato molto importante
non solo andare a toccare quelle situazioni che tradizionalmente
vengono studiate per spiegare i concetti più semplici ma
integrarli ad altri tipi di radiazioni che molte "macchine", familiari
ai ragazzi, usano ( l'esempio più banale che mi viene in
mente è quello del telecomando....). Al di là degli
esempi che in questa sede renderebbe troppo lunga la cosa, mi sembra
importante sottolineare una esigenza "antica" per l'insegnamento
delle Scienze nella scuola media, quella ciò di integrare
più aspetti disciplinari e soprattutto di metterli in relazione
con tutto ciò che è l'esperienza diffusa, quotidiana,
anche a scapito dell'approfondimento cognitivo. Tornando all'esempio
citato il mettere in relazione due propagazioni come quella della
sorgente luminosa e quella della sorgente IR del telecomando, senza
necessariamente approfondire i dettagli, allarga il campo dei collegamenti
e quindi delle relazioni tra concetti. Ad un altro livello di scuola
spetterà poi approfondire le questioni scientifiche ulteriori.
Analoghe considerazioni stanno alla base delle attività di
manipolazione "virtuale" dei colori realizzate al computer confrontate
ad esempio con l'esperienza percettiva del disco di Newton o con
le esperienze di percezione in ambienti di luce monocromatica.
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A2) Punto di vista didattico
- Cercando, per quanto possibile,
di "astrarre" dal tema specifico - oppure cercando di mettere in
evidenza la specificità del tema in relazione a quanto si
dice - quali sono le principali difficoltà(disponibilità-
successi - nodi ...) che si sono incontrati nell'accedere all'interesse/comprensione
dei ragazzi, oppure nell'inserire questo lavoro (contenuti, metodi
...) nella globalità(cfr aspetti di altre discipline) e continuità(cfr
percorso triennale) del proprio lavoro, oppure nel renderlo coerente
con i propri "obiettivi formativi", oppure ...?
- In stretta corrispondenza:
cosa sarebbe plausibile tentare per fare andare le cose meglio?
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Ricordo che l'attività è stata
realizzata in una classe terza, "ereditata" da una collega precedente.
Questa classe è stata scelta deliberatamente per cercare
di accentuare elementi e situazioni di difficoltà soprattutto
in quella zona, che sembra importante, del saper costruire relazioni
tra fatti e fenomeni, saperli organizzare ecc...
Il gruppo aveva un insieme di conoscenze, ad
esempio sulle strutture degli esseri viventi, ma non aveva riflettuto
sulle modalità con cui gli esseri viventi si mettono in relazione
con il mondo esterno e tra loro. La classe aveva acquisito la classificazione
dei colori e conosceva la differenza tra colore percepito e pigmento,
a livello di nozione. Come avevo potuto già verificare in
altre situazioni l'esperienza relativa alla percezione e descrizione
di colori in un ambiente a luce monocromatica porta spesso a negare
ciò che si percepisce nel tentativo di cercare di immaginare
ciò che si vedrebbe se la luce fosse "normale". Questo atteggiamento
a-scientifico è tipico dell'età, a mio parere, ed
è favorito dall'assenza di esperienze contraddittorie con
la percezione "quotidiana".
Qualcosa del genere ad esempio succede quando
si fa ragionare attorno alla caduta di un grave (Galilei.....).
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A3) Punto di vista "formale"
- Non fanno parte degli obiettivi
espliciti del progetto aspetti di matematica, logica, lingua naturale,
etc - eppure spesso questi aspetti risultano intrecciati inseparabili
e condizionanti rispetto ad ogni attività cognitiva di tipo
"scientifico": cosa si può dire in proposito (constatazioni,
deprecazioni, scoperte, proposte ...) alla luce di questa esperienza?
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A questo proposito, senza approfondire la questione,
siamo andati a vedere quali informazioni tecnico - scientifiche
si potevano ricavare dai libretti di istruzioni delle varie "macchine"
quotidiane che hanno a che fare con le radiazioni.
L'idea andrebbe sviluppata perché permette
qualche ragionamento intorno alle caratteristiche e alle modalità
della comunicazione tecnica. Questo punto è molto importante
sempre ricollegandoci a quanto detto a proposito dell'integrazione
dell'insegnamento delle scienze o per dirla in modo più aggiornato
a proposito di una struttura reticolare della conoscenza scientifica.
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A4) Punto di vista della comunicazione
informatica
- Il Progetto ha deliberatamente
"scommesso" molte delle sua possibilità su una modalità
di interazione a distanza sostenuta informaticamente: si tratta
di una scelta ineludibile, e condizionante per ogni sviluppo futuro
dell'innovazione nella trasmissione culturale. Nei fatti la discussione
a distanza si è rivelata particolarmente faticosa, sotto
molti aspetti; anche per una diffusa non-abitudine a lavorare in
modo sistematico secondo questa modalità, sfruttandone tutte
le potenzialità; anche per la qualità stessa del supporto
informatico disponibile. Tenendo presente che ogni futuro sviluppo
deve presupporre utenti "smaliziati" e supporti efficienti ed efficaci,
sarebbe comunque cruciale riflettere sulle specifiche qualità(cosa
va bene) e potenzialità(cosa bisognerebbe fare) - ma anche
su non/qualità e non/possibilità- di questo mezzo
di interazione, per ottimizzare quello che si potrà / dovrà
fare in futuro.
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L'esperienza che abbiamo realizzato insieme
è stata interessante, ma per ottimizzarla, rispetto alle
possibilità che la comunicazione mediata dal computer offre,
andrebbe, a mio parere, ripresa facendo in modo che gruppi di scuole
(tre - quattro, al massimo) sviluppino un progetto didattico cooperativo
(non solo comune) in cui ci sia lo scambio di informazioni, di dati,
da intrecciare e da combinare per arrivare ad un prodotto finale
unico. Una struttura di lavoro di questo tipo ha senz'altro bisogno
di una fase iniziale di conoscenza - confronto, a distanza, tra
gli insegnanti per definire il percorso e soprattutto di una fase
di lavoro telematico direttamente svolto da gruppi di studenti in
itinere.
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A5) Punto di vista "valutativo"
- Sia pure attraverso molte
incertezze, gli "esperti" hanno deciso di soprassedere in tutta
questa (prima?) fase di lavoro a eventuali tentativi di "valutare"
in qualche modo strutturato e (variamente) oggettivabile i "prodotti"
del progetto: quindi, di valutare in modo esplicito l'attività
degli esperti e responsabili stessi, degli insegnanti, dei ragazzi,
... in confronto agli obiettivi prefissati. A questo punto servono,
a mio parere, due tipi di feedback:
i) da parte di tutte le persone
coinvolte, e senza remore, una serena valutazione di <come è
andata>: quale è il modo migliore per ottenerla?
ii) come si potrebbe impostare
una valutazione sistematica che avesse una funzione sia di retroazione
positiva in itinere, sia di validazione complessiva, in imprese
di questo tipo?
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In conclusione l'esperienza è stata interessante
in quanto gli stimoli ricevuti nella fase stanziale hanno motivato
la ricerca della fase didattica. Come tutte le attività didattiche
che si staccano dalla "tradizione didattica" dà in genere
agli studenti qualcosa in più sul piano meta - cognitivo.
Così come ho trovato interessante il
confronto tra le varie programmazioni scambiate. Come riflessione
attorno al modello presentato darei come centrale il ripensare le
condizioni del punto A4: costruire gruppi di lavoro cooperativo,
a distanza, su tematiche forti relative all'apprendimento scientifico.
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