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UNITA OPERATIVE
CLASSE PRIMA: si riportano qui di seguito quelle che si ritengono più significative.
a)
Uscita nel bosco della Versiliana:
gli alunni erano stati divisi in 4 gruppi, ognuno dei quali doveva lavorare
in una zona diversa (zona umida interdunale con frassini, aceri e farnie
e ricco sottobosco; zona a bosco misto con piante caducifoglie e pini;
zona sulle rive di un fosso con pioppi e cannucce; zona pinetata con lecci
e scarsissimo sottobosco). Ogni gruppo nella propria zona doveva fare
osservazioni meteorologiche (stato del cielo, misurazione della temperatura
dellaria, presenza di vento, valori pressione e umidità), localizzare
la zona sulla mappa, descriverla e fotografarla, raccogliere la lettiera
e campioni di terreno a profondità diversa, osservare le piante presenti
e raccoglierne campioni, scoprire tracce di presenza di animali (cinguettii,
il tamburellare del picchio, pezzi di corteccia con fori, penne,ecc.).
b)
Osservazione dei terreni in laboratorio:
osservazione con i sensi, poi con la lente dingrandimento e con
gli altri strumenti a disposizione. Le lettiere erano ricche di residui
vegetali in decomposizione e piccoli animaletti lucifughi, i terreni più
profondi erano prevalentemente sabbiosi (soprattutto quello della quarta
zona, più vicina al mare) ed contenevano alcuni animaletti e lombrichi.
c)
Cosa cè nel suolo? ARIA:
dallesperimento, fatto con 100cc dei vari terreni messi in beker
graduati e a cui si aggiungevano 100cc di acqua, si è calcolato che la
sabbia conteneva il 50% daria, mentre nei terreni meno sabbiosi
il contenuto in aria era del 25%.
d)
Cosa cè nel suolo?ACQUA:
si sono usate delle capsule Petri contenenti terreno, chiuse e messe su
un termosifone acceso e anche con i terreni
più asciutti si è potuta osservare la condensazione del vapor acqueo sul
coperchio della capsula.
e)
Sedimentazione dei terreni:
si sono messi i terreni in bottiglie di plastica a bocca larga (oppure
con la parte superiore tolta via) con acqua e, dopo averli ben mescolati,
si sono lasciati riposare per alcuni giorni prima di osservarli. In ognuno
dei campioni si è osservato uno strato più o meno spesso di materiale
galleggiante (rametti, particelle di terra, radichette, foglie,
..),
lacqua limpida e 3 strati di diverso spessore di limo, sabbia fine
e sabbia più grossolana. Dai verbali dei ragazzi sono emerse osservazioni interessanti: nella zona più umida ci sono pochissime cose che galleggiano, mentre in quella della pineta, la più secca, ce nè più che nelle altre (Mirco), in tutti i terreni cè uno strato di sabbia, a testimoniare che prima lì cera il mare, poi cè del limo a testimoniare che dopo il mare ci fu la palude (Simone), sono stato molto sorpreso dallesperimento, perché in tutti i terreni ci sono rametti e foglie e tutti sono stratificati e gli strati sono composti dagli stessi materiali, ma con spessore diverso. In due zone si è trovato molto più materiale galleggiante che nelle altre e mi sono sorte queste domande: 1) perché i terreni si sono stratificati? 2) perché nelle zone 2 e 4 cera più materiale che galleggiava? 3) perché i materiali sono gli stessi, ma le stratificazioni diverse? (Jacopo). Dalla discussione sui risultati è emerso anche un tentativo
di spiegazione delle diversità osservate, soprattutto per quanto riguardava
la maggior quantità di materiale non decomposto che galleggiava nelle
zone più asciutte: era lumidità, maggiore nelle altre due zone,
che favoriva la decomposizione e la rendeva più veloce. Inoltre, riprendendo
i sacchetti con il materiale raccolto, si è notato che nei due ambienti
opposti si ritrovavano foglie di consistenza diversa (foglie di farnia,
acero e frassino nelle zone più umide,di pino e di leccio nelle zone più
secche): dipendeva forse anche da questo? Allora abbiamo pensato di inventare
un esperimento che provasse la validità di queste ipotesi .
I risultati ottenuti hanno confermato le nostre previsioni: dopo circa
un mese nel vasetto contenente acqua e foglie tenere cera
una poltiglia verdognola puzzolente, coperta da un bello strato di muffa
bianca; nel vasetto contenente acqua e foglie dure cera
del materiale marcescente e lacqua era divenuta marroncina,
ma si riconosceva ancore bene la struttura originaria delle foglie; negli
altri due vasetti, infine, dove i diversi tipi di foglie erano stati messi
separatamente e senzacqua, le foglie si erano disseccate, ma mantenevano
ancora tutte le loro caratteristiche.
f)
Permeabilità dei terreni:
abbiamo misurato la velocità impiegata dallacqua nellattraversare
i diversi tipi di terreno raccolti, paragonandola con quella che essa
aveva nellattraversare la sabbia della spiaggia, la ghiaia dei giardini
e del terreno proveniente dalla collina retrostante: nella ghiaia passava
subito (dopo 2 secondi), nella sabbia subito dopo (5 secondi), nei nostri
terreni (molto ricchi di sabbia) dopo circa 10 secondi e per ultimo passava
attraverso il terreno più calcareo delloliveto (circa 60 secondi).
Infine dei 100cc iniziali di acqua usati, attraverso la ghiaia
ne sono passati circa il 97%, attraverso la sabbia il 75% e attraverso
il terreno normale il 65% circa, mentre attraverso il nostro
terreno di pineta ne è passata una quantità intermedia tra le ultime due,
il 70%.
CLASSE
SECONDA: anche qui si riportano
le più significative.
a)
Raccolta dei terreni:i ragazzi hanno eseguito le consegne, raccogliendo
e portando terreni sia di zona
marina, sia della pianura retrostante (campi coltivati), sia delle colline
vicine (coltivate ad olivi).
b)
Osservazione dei terreni in laboratorio: si sono seguite le modalità già indicate nel lavoro
di prima. Ovviamente quelli del retroterra sono risultati più ricchi di
sassolini e di animaletti rispetto quelli sabbiosi.
c)
Cosa cè nel suolo? ARIA. Stesse modalità della prima. Grande meraviglia
perché non se lo aspettavano!
d)
Cosa cè nel suolo? ACQUA. Stesse modalità della prima, usando il più secco dei terreni: anche
qui grande stupore quando il coperchio della capsula Petri si èappannato
(qualcuno ha voluto toccare le goccioline perché non ci credeva).
e)
Sedimentazione dei terreni: stesse modalità della prima. Losservazione ha
riguardato un terreno della zona marina, uno della zona di pianura e uno
della zona collinare: si è misurato lo spessore del deposito, lo spessore
dei diversi strati e si sono calcolate le percentuali, ottenendo i seguenti
risultati
-
I° terreno: 2,2% humus, 14% limo, 83,8%
sabbia;
-
II° terreno: 44,4% humus e terreno fine,55,6%
sabbia;
-
III° terreno: 25% humus, 18,7% limo, 12,5%
sabbia, 43,8% terra e sassolini.
f)
Permeabilità dei terreni:
stesse modalità della prima.
g)
Capacità di assorbimento: preparata una soluzione di solfato di rame, si è versata,
con le apposite modalità, nei diversi terreni e si è osservato come variasse
il colore di ciò che era filtrato attraverso essi, confrontandolo con
quello di un vasetto campione contenente una parte della soluzione iniziale.
Lo scoloramento è stato via via maggiore passando dalla sabbia al terreno
della pianura, mentre nel filtrato attraverso la ghiaia il colore è rimasto
pressoché identico.
h)
Contenuto in calcare: si è fatto lesperimento usando un prodotto anticalcareo
casalingo e, come campioni confronto, un pezzo di marmo, uno di granito
e un guscio duovo. Osservata la reazione di effervescenza avutasi
sul marmo e sul guscio duovo, mentre sul granito non succedeva niente,
si è passati a testare i vari tipi di terreno. I risultati sono stati
i seguenti: nella ghiaia si è avuta molta effervescenza, perché era ricca
di sassolini di marmo; nella sabbia una certa effervescenza per il contenuto
in residui di conchiglie (ed anche perché i sedimenti portati dai fiumi
locali sono ricchi di residui della lavorazione del marmo); invece nel
terreno di collina leffervescenza osservata è stata minore. I ragazzi
hanno quindi dedotto che tutto quello in cui si osservava effervescenza
conteneva la stessa sostanza e che questa era calcare.
i)
Acidità del terreno e calcolo del ph:
testando delle miscele di terreno
e acqua distillata con le cartine al tornasole rossa e azzurra, si è visto
che i terreni erano neutri o debolmente acidi, mentre la sabbia è risultata
più acida.
Nel
corso del lavoro in entrambe le classi sono sorte varie problematiche,
in parte legate al fatto che non sempre si poteva usare il laboratorio
di Scienze e in parte collegate alla povertà di linguaggio dei ragazzi:
è quindi stato necessario fare una rubrica delle parole nuove apprese
(strano a dirsi, ma molte anche di uso comune). Con
buona volontà e impegno, queste difficoltà sono state superate,
ma soprattutto la parziale agibilità del laboratorio ha allungato i tempi
di svolgimento del lavoro. Molto
positivo è stato laspetto più strettamente cognitivo: innanzitutto
i ragazzi sono stati molto più motivati nel lavoro (le discussioni sono
state varie e vivaci e anche limpegno
personale di studio è stato più approfondito del solito) ed anche la fase
di apprendimento concettualizzazione è stata più rapida e duratura,
in quanto vissuta personalmente e visualizzata e spesso da loro stessi
dedotta da ciò che facevano, come è risultato dalle verifiche effettuate
alla fine dei lavori. Queste verifiche sono state di vario tipo: domande
aperte, domande a scelta multipla, domande del tipo V/F con giustificazione
delle risposte, riconoscimento di parti di terreno, ecc. da
immagini e così via. |
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