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21-1-99 Nel
messaggio del 15-1-99 Bruno Bertolini e Anna Lepre mi chiedono chiarimenti
sul metodo di lavoro. E’
una domanda da cento milioni !!!!!!
Sto riflettendo da alcuni giorni sulla risposta ma mi risulta molto difficile descrivere il mio
metodo di lavoro, il motivo principale è che non ho “un” metodo di lavoro,
ma mille metodi di lavoro che
cerco di mettere in atto a secondo delle esigenze della classe e del momento. Cercherò
di fare del mio meglio per spiegarvi la situazione delle mie classi perchè,
nonostante la buona volontà e l’impegno, negli anna passati mi sono scontro
spesso con l’insuccesso e forse un confronto mi può aiutare ad aggiustare
il tiro. Le
mie classi sono formate da alunni provenienti da un tessuto sociale:
·
con scarsa scolarizzazione il 60% dei padri e il 55%
delle madri ha un titolo di studio dalla terza media in giù, il 15% ha
meno della quinta elementare e solo il 9% è in possesso di laurea;
·
il livello economico è benestante L’immagine
della scuola per molti questi bambini è quella di un peso, un dazio da
pagare e da far passare nel modo meno indolore e veloce possibile, l’esperienza
in casa è che anche senza titoli di spudio si può vivere; non hanno la
percezione, che avevano molti della mia generazione, che la scuola fornisse
strumenti utili per la vita lavorativa; le attività da svolgere a casa
e lo studio sono poco considerate e a volte avversate dai genitori. Nonostante
questa situazine gli alunni di questo ciclo sono arrivati dalle elementari
ben addestrati ad eseguire quello che gli viene detto, comportandosi in
modo adeguato. Tuttavia
sono estremamente esecutivi ed agiscono spesso meccanicamente senza sforzarsi
molto di usare la testa; sembrano convinti
“a scuola si deve imparare a ripetere quello che l’insegnante ha
detto o fatto”. I
problemi sorgono non appena si cerca di non svolgere un lezione “tradizionale”
spiegazione, dettatura di schemi, tabelle, riassunti, svolgimento di esercizi
con la ferrea supervisione degli insegnanti; quando mancano questi paletti
da tutti riconosciuti come “scuola”, molti si sentono liberi da vincoli
e hanno la tendenza a comportarsi come animaletti liberi da ogni freno. La
mia impressione è che nel momento
in cui mancano schemi rigidi o istruzioni e dettagliate su come agire,
vengono presi dal panico di non saper cosa fare, con conseguente reazione
di fuga che porta alla distrazione e al distrurbo del lavoro altrui. Tuttivia
poichè ho fiducia nelle loro potenzialità vorrei evitare di realizzare
un laboratorio molto strutturato, non farei altro che potenziare la loro
scarsa autonomia. Detto
ciò in laboratorio vorrei cercare
di:
1.
far
emergere le loro conoscenze e le loro curiosità in una discussione iniziale
(già fatto v. salomon6.rtf)
2.
partendo
da quanto emerso nel punto 1) proporre loro, di volta in volta questioni,
da risolvere molto precise, inizialmente molto semplici e via via più complesse;
3.
fornire
una condizione al contorno (tempi e materiale a disposizione, consegna
di registrare tutte le osservazioni emerse, regole ferree di comportamento)
inizialmente rigida per ridurre le loro ansie
4.
all’interno
di consegne precise lasciarli liberi di provare e fare ipotesi autonomamente
e di verificarle da soli
5.
riservarmi
interventi di aggiustamento o di salvataggio per evitare loro eccessive
frustrazioni Da
ciò si deduce che che lo schema di lavoro e le tracce di realizzazione
degli esperimenti che ho raccolto nei files salomon...rtf, non vengono
presentati così ai ragazzi, ma servono solo a
me per avere ben chiaro il contesto di lavoro e per poter guidare
i ragazzi: evitare divergenze al momento non produttive o esplorare questioni
lasciate in disparte, ma utili. La
prima conseguenza di ciò è che dopo la discussione sulle preconoscenze
e sulla realizzazione del quadro delle questioni da indagare i ragazzi
hanno gia sconvolto la sequenza che prevedevo di seguire:
·
io pensavo di partire dalla domanda che cos’è il suolo?
che cosa lo compone?
·
loro hanno dimostrato un’enorme interesse sulla questione
se dei semi crescono nello stesso modo in terreni diversi. Non
mi sembra che ciò sia grave per il buon esito del lavoro perchè prevedo
che le questioni che volevo porre io si riproporranno anche se partiamo
dalla loro curiosità. Nel
laboratorio di informatica i bambini stanno rendendo presentabili gli
esiti delle discussioni iniziali, appena pronti ve li spedremo. Durante
la realizzazione dei primi esperimenti sono sorte un sacco di altre domande
alle quali i bambini stanno cercando di rispondere; vorrebbero porle anche
ai ragazzi delle vostre classi, quindi prossimamente riceverete un loro
messaggio. |