Istituto Comprensivo Paolo Sarpi - Settimo Milanese


Torna all'indice di questo percorso

 

Ciao a tutti!

Con il nuovo anno le mie classi hanno iniziato il “progetto suolo”, collegato alla precedente attività relativa a “sensazione e percezione” dall’utilizzo del  bosco della Giretta come laboratorio di osservazione e sperimentazione (raccolta di campioni).

La mia intenzione era quella di seguire l’itinerario didattico illustrato nella programmazione e già collaudato da Annalisa ma, a conferma che ogni annata non è mai uguale alla precedente, l’attività  è  iniziata in modo diverso.

I ragazzi hanno ritenuto opportuno occuparsi subito delle piante, in quanto ”abitatrici del bosco”,  ed estendere anche a radice, fusto, fiore, frutto e seme  l’attività di osservazione e descrizione inizialmente programmata solo per le foglie; il lavoro si è svolto nel modo seguente:

q       Brainstorming sulle preconoscenze

q       Osservazione di campioni, fotografie e disegni

q       Rappresentazione degli organi vegetali sul quaderno mediante disegni, acquisizione dei termini specifici relativi alla struttura ed individuazione di opportuni criteri di osservazione

q       Discussione collettiva ed individuazione della funzione dei diversi organi vegetali

q       Organizzazione delle competenze acquisite  in una tabella riassuntiva.

Sono emerse due domande:

  1. in che modo la radice assorbe l’acqua e i sali minerali presenti nel suolo, “dal momento che non ha una pompa che aspira”?
  2. come può la linfa grezza salire nel fusto contro la forza di gravità?

La discussione collettiva ha evidenziato che sarebbe stato opportuno creare modelli che riproducessero la realtà estremizzandone gli aspetti, “per vedere meglio e più in fretta”.

  1. ai ragazzi è parso ovvio utilizzare una carota e, dopo aver riflettuto sulla sua struttura e delle radici in generale, alcuni hanno proposto “di  farle un buco”, che doveva rappresentare i vasi in cui scorre la linfa grezza,  mettere nel buco acqua e sale, “creiamo una superlinfa”, aggiungere qualche goccia di colorante “per vedere meglio”, immergere la carota in un becher contenente acqua  e aspettare; dopo aver riflettuto collettivamente sull’esito dell’esperimento e sul processo osmotico un ragazzo particolarmente intuitivo ha proposto di verificare “che le cose andassero proprio così”  ricostruendo il modello con acqua e molto sale nel becher e soltanto acqua nel foro della carota.

E’ venuto naturale, a questo punto, formalizzare il concetto di soluzione, già insito nelle preconoscenze dei ragazzi,  utilizzando i termini specifici appropriati (solvente, soluto, concentrazione).

  1. Ai ragazzi sembrava logico pensare “ che l’acqua che entra nelle radici spinge la linfa verso l’alto” ma, dopo aver osservato lo strumento dei vasi comunicanti, erano sicuri che la salita della linfa nei vasi non fosse influenzata dal loro diametro; dopo aver osservato il fenomeno della capillarità in una situazione artificiale hanno voluto verificarlo “veramente”  utilizzando un vero fusto al posto delle pipette: abbiamo inserito gambo di sedano in un becher contenente acqua e colorante.

Abbiamo discusso e riflettuto sul fatto che il colorante non fosse salito lungo tutto il gambo di sedano e qualcuno ha concluso che “osmosi e capillarità non sono abbastanza per far salire la linfa fino alla cima di alberi molto alti: ci deve essere ancora qualcosa”; queste considerazioni hanno permesso di chiarire  la funzione della traspirazione.

Ciascun  ragazzo ha quindi realizzato sul proprio quaderno le relazioni degli esperimenti, ma gli elaborati lasciavano piuttosto a desiderare, nonostante dovessero essere svolti secondo uno schema prefissato; sono stati allora strutturati dei gruppi che, dopo aver scelto il proprio nome, hanno designato un responsabile, un osservatore con il compito di compilare la scheda di osservazione delle dinamiche di gruppo (punti 1 e 2) e un Anacleto. Ogni gruppo ha prodotto un elaborato, sintesi dei lavori dei singoli componenti; successivamente, a classe intera, si è proceduto al confronto e alla correzione delle relazioni e alla stesura di un prodotto finale unico.

Contrariamente alle esperienze precedenti  i gruppi sono stati strutturati  il più possibile omogenei al loro interno, per evitare che gli elementi trainanti svolgessero tutto il lavoro, sopraffacendo i compagni più insicuri; questi ultimi, anche  i ragazzi di solito passivi, non dovendo competere con “i più bravi”, hanno lavorato con buona motivazione, cercando di dare il meglio di sé.

 

Il suggerimento di Annalisa di assegnare compiti precisi all’interno di piccoli gruppi è stato esteso all’intera classe, nelle ore di scienze matematiche e di lettere, con l’istituzione dei seguenti ruoli, a rotazione quotidiana:

q       Un Merlino, che relaziona ogni giorno un argomento, risponde alle domande dei compagni e ne chiarisce eventuali dubbi;

q       Un Rasputin, che dà la parola e mantiene l’ordine

q       Un Quattrocchi che osserva il comportamento del gruppo classe

q       Tutti gli altri, Semola, che fanno domande e, forniscono le risposte,nel caso il Merlino di turno non sia in grado di farlo.

I nomi scelti mettono in evidenza quanto i ragazzi delle mie due prime siano ancora infantili.

Per ora questo approccio  giocoso sembra avere  effetti positivi sulla motivazione (i ruoli sono sempre molto ambiti)  e sulla coesione del gruppo classe.

 

Nel laboratorio di informatica i ragazzi stanno ampliando l’ipertesto relativo al progetto “sensazione e percezione con l’inserimento del resoconto della nuova attività e delle  competenze con essa acquisite.

 

Alla conclusione del lavoro ho pensato di  proporre due verifiche:

q       La prima, che allego, mirata a valutare le competenze specifiche acquisite,   (conoscenza della struttura e della funzione degli organi vegetali, capacità di individuare relazioni tra i diversi organi vegetali, utilizzo del linguaggio specifico, acquisizione dei concetti di osmosi, e capillarità, capacità di relazionare secondo un ordine logico)

 

q       La seconda, realizzata a gruppi, finalizzata soprattutto a valutare la capacità progettuale e la capacità di collaborazione

Ogni gruppo verrà fornito del seguente materiale: patata, sale, acqua, colorante, vetreria, coltellino e la consegna sarà :

PROGETTARE  E REALIZZARE UN ESPERIMENTO CHE EVIDENZI E SPIEGHI IL PROCESSO OSMOTICO.

I ragazzi dovranno successivamente elaborare la relazione dell’esperimento secondo lo schema :

ipotesi – materiali – fasi di lavoro – osservazioni – conclusioni.

All’interno dei gruppi ognuno avrà il proprio ruolo, come suggerito da Annalisa.

 

L’attività continuerà, come inizialmente previsto, con la progettazione e la realizzazione degli esperimenti sul suolo, partendo dal brainstorming delle preconoscenze sull’argomento; abbiamo già i campioni, raccolti al bosco della Giretta durante una precedente uscita.

                                                       Un saluto a tutti da Silvia Contarini!