Scuola media "G. B. Angioletti"- Torre del Greco


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Cari amici, anche noi, come Sabato Lamberti, avevamo programmato l’uscita nel bosco per il giorno Mercoledì, 27 Gennaio e , nonostante il tempo non promettesse niente di buono, siamo partiti armati di palette, buste, macchina fotografica, lenti di ingrandimento, etichette, panini, biscotti.

Giunti sul posto, la scena che si è presentata ai nostri occhi era da girone dantesco: nuvoloni bassi e minacciosi si andavano addensando sulle nostre teste, un vento impetuoso scuoteva le cime degli alberi, bagliori di lampi squarciavano di tanto in tanto il nero del cielo ma NON PIOVEVA!

Ci siamo così addentrati nel bosco; i ragazzi, divisi in gruppi, hanno iniziato a raccogliere campioni di tutto ciò che maggiormente colpiva la loro attenzione, compilando le schede ed etichettando tutti i reperti; ci eravamo quasi dimenticati del brutto tempo, quando, improvvisamente, si è scatenato un violento temporale. Abbiamo riguadagnato il sentiero e ci siamo rifugiati nel Convento dei Padri Redentoristi, posto sulla cima del colle; sia noi che i ragazzi eravamo bagnati fradici ma i Padri hanno provveduto a fornirci di asciugamani e asciugacapelli e così siamo riusciti a limitare le conseguenze, infatti, non ci crederete, ma il giorno seguente i ragazzi erano tutti presenti a scuola.

A parte l’avventura, che ha molto eccitato i nostri alunni (qualcuno di loro ha detto che era stato il più bel giorno della sua vita!), siamo riusciti a raccogliere tutto il materiale che ci interessava ed abbiamo iniziato il lavoro di ricerca nel laboratorio di Scienze della scuola che nel frattempo abbiamo provveduto ad attrezzare ( a proposito, anche noi, come Rita Frisari, dobbiamo ringraziare il nostro Preside, prof. Gennaro Di Cristo, per la piena collaborazione e disponibilità dimostrateci).

Ogni mercoledì, per due ore, i ragazzi, divisi in 5 gruppi, cercano di dare risposte sperimentali a quelle domande che noi avevamo loro posto a Dicembre.

Il primo approccio con l’attività di laboratorio è stato quello di osservare, prima ad occhio nudo e poi con la lente di ingrandimento, i campioni di terreno raccolti. A parte i pezzi di foglie, di corteccia e di rami frammisti a terreno, i ragazzi non sono riusciti a distinguere altro; solo da un gruppo, ad un certo momento, si è levato un urlo….un "verme" era venuto fuori dal loro campione, ma ahimé, i loro tentativi di raccoglierlo, si infrangevano contro il fatto che "quello" si infilava sempre sotto il terreno; qualche ragazza ha avanzato l’ipotesi che il poveretto avesse paura di noi, ma qualcun altro, osservando che si agitava molto quando era più esposto alla luce, ha concluso che, probabilmente, era proprio quella a dargli fastidio; abbiamo deciso di indagare in una delle prossime lezioni.

Siamo passati, quindi ,all’indagine sulla presenza di aria nel terreno. Abbiamo detto ai ragazzi di misurare un egual volume di terreno e di acqua e poi di versare quest’ultima nel primo, osservando, attentamente, ciò che succedeva e misurando il volume finale del miscuglio; gli allievi hanno subito notato lo sviluppo di bollicine e il fatto che il volume finale non era la somma dei volumi dell’acqua e del terreno; la maggior parte di essi ha affermato che, evidentemente, l’acqua si era infilata negli spazi "vuoti" del terreno mentre non ha saputo spiegarsi il perché del formarsi delle bollicine. Noi abbiamo chiesto loro se conoscevano un’altra situazione in cui, versando dell’acqua in qualche cosa, avveniva lo stesso fenomeno e molti lo hanno paragonato al riempimento di una bottiglia che caccia fuori l’aria mentre si colma d’acqua; hanno concluso, quindi, che evidentemente quelli che loro consideravano gli spazi vuoti del terreno, non erano tali, bensì occupati dall’aria.

Questa esperienza ci ha permesso di soffermarci su alcuni concetti, come l’impenetrabilità dei corpi e l’invadenza di tutti gli spazi vuoti da parte dell’aria.

Abbiamo continuato le nostre indagini chiedendo ai ragazzi in quale modo potevamo mettere in evidenza la presenza o meno di acqua nel terreno, e la risposta, quasi unanime, è stata di metterlo in un recipiente coperto e quindi su un fornellino per vedere se si formavano goccioline sotto il coperchio e alla nostra richiesta di come quantizzare l’eventuale presenza di acqua, un ragazzo ha risposto che potevamo pesare il campione prima e dopo il riscaldamento e vedere qual era la differenza. In effetti i vari gruppi hanno operato nel modo descritto, annotando le differenze nei vari campioni e mettendole in relazione anche con le differenze di colore. Anche questa esperienza ci è servita per parlare di fenomeni più generali, come, nel caso specifico, del ciclo dell’acqua.

La successiva indagine è stata mettere in evidenza la presenza di calcare nel terreno. Per la verità, prima abbiamo chiesto ai ragazzi se sapessero cos’era il calcare. Alcuni lo hanno definito come "quella roba bianca che si forma vicino alle fontane quando si secca l’acqua", altri come "quei pezzettini duri e bianchi che si formano nei ferri da stiro a vapore o nello scaldabagno", tutti, comunque, lo hanno messo in relazione con l’acqua. La discussione è proseguita sui metodi che normalmente vengono usati per eliminarlo, c’è stato chi ha parlato del Viakal, chi del Lucentiere (prodotti commerciali atti allo scopo), qualcuno ha detto che la mamma usava il succo di limone, in tutti i casi, i ragazzi hanno affermato che "quando vengono usati questi prodotti sul calcare, si forma una schiumetta bianca che frigge". Allora abbiamo proposto loro di vedere cosa succedeva mettendo un po’ di succo di limone a contatto con pezzi di gessetto o di marmo, e il risultato li ha convinti che queste cose contenevano calcare. Il passo successivo è stato di provare a vedere se aggiungendo succo di limone ad una piccola quantità dei vari campioni di terreno succedeva la stessa cosa ; i risultati dei vari gruppi sono stati tutti positivi, anche se con diversa intensità, in tutti i campioni si è formata "una schiumetta bianca che frigge", a cui abbiamo dato il nome di effervescenza, che ha convinto gli allievi che i vari tipi di terreno, anche se in diversa quantità, contengono calcare.

Adesso stiamo discutendo su come fare a scoprire se nel terreno (in particolare nei campioni di lettiera) ci sono animali. Vorremmo, così come è stato per le altre esperienze, che fossero i ragazzi stessi, con la nostra guida, a progettare il sistema adatto e, dalle discussioni già fatte, pensiamo di essere sulla buona strada. Vi faremo sapere.

L’ultima cosa che vogliamo mettere in evidenza è che, in questa attività, i ragazzi che hanno dimostrato più perspicacia, sono proprio quelli che, nelle attività convenzionali, dimostrano poco interesse per lo studio; questo ci fa ben sperare in funzione del loro recupero.