Interazione luce-materiali, in interno
|
Un gruppo, in interno, approfondisce il problema dell'interazione luce-materiali usando: contenitori di diverse forme (vaschette di plastica, contenitore cilindrico da spaghetti, acquario) da riempire di liquidi vari (acqua, acqua e latte, acqua e luminolo, ecc.). Le esperienze vengono fatte sia in ambiente sia mettendo gli oggetti in un mondo di fumo (acquario riempito di fumo con incensi conici da erboristeria). Si ritorna sui problemi che nelle varie esperienze sono stati i protagonisti dei nostri dibattiti:
Eseguiamo e analizziamo le esperienze che si possono fare per visualizzare i fenomeni di riflessione e rifrazione: giocando con i raggi di luce. Come "realizzare", concretizzare i raggi di luce: luce laser oppure usare un cartoncino nero con fessura, con taglio verticale, che circonda una lampadina. Nel caso della luce laser si nota che il raggio non si vede se non nel mondo di fumo. Nel caso delle fessure, sembra di vedere il raggio, in quanto si vede una traccia luminosa sul tavolo, ad esempio. Se si prova a riflettere la luce, con uno specchio ad esempio, o con la lastrina, si vede nel caso del laser solo la "macchia luminosa" di quando la luce laser riflessa colpisce una superficie, nel caso delle fessure invece sembra di vedere i raggi in tutto il loro cammino. Come conciliare queste due situazioni? Ancora una volta c'è un intreccio tra cosa fa la luce e cosa vede l'occhio. La luce va dritta e illumina successivamente punti allineati, se questi sono "occupati", ad esempio, da un oggetto che diffonde (fumo o tavolo), la luce diffusa raggiunge il nostro occhio e noi "vediamo" il raggio. Ma cosa vediamo "davvero" e cosa vorrà dire vedere? La luce
non si vede "di fianco"; in compenso, quando diciamo che si vedono le sorgenti
(primarie e secondarie), i fisici dicono che dalle sorgenti e dagli oggetti che vediamo ci
entra luce negli occhi, e solo quella entra negli occhi: in un certo senso, vediamo
"solo" la luce. Arriviamo rapidamente a problemi "filosofici" vecchi
come il mondo. Intrecciato al problema della rappresentazione-visualizzazione del raggio nella fenomenologia si lavora sul modello di raggio nella rappresentazione schematica. Si prende coscienza che un modello a coni di luce (nel caso della sorgente vicina) e cilindri di luce (nel caso della sorgente lontana) permettono di superare il problema del non avere spazi tra un raggio e l'altro. Negli schemi tradizionali si disegnano dunque solo gli assi di questi coni e cilindri. Gli insegnanti collegano questo problema della "discretizzazione" del continuo di luce ad altre situazioni di geometria in cui pure si presenta lo stesso problema (vedere un segmento o una circonferenza come insieme di punti ecc.). Sono entrati nel gioco di servirsi degli strumenti formali che hanno per interpretare quello che si vede da un lato e quello che la fisica gli dice dall'altro. In particolare gli insegnanti laureati in matematica riescono a riconoscere nelle nuove situazioni da noi proposte schemi dei quali sono decisamente padroni in altre situazioni per loro più familiari. Questo dà loro una sensazione di essere finalmente riusciti a fare quello che l'insegnamento della fisica più volte ricevuto (nella scuola superiore, all'università) non é riuscito a dar loro: far andare di pari passo (Guidoni direbbe in risonanza)
Dopo aver tanto lavorato a livello adulto, solo verso la fine il gruppo si pone il problema della gestione didattica di un percorso di questo tipo con i ragazzi delle medie (in particolare della gestione di situazioni aperte anche in ambiente esterno; di come portare i ragazzi a molte delle conclusioni che qui abbiamo introdotto rapidamente in quanto comunque si trattava di adulti laureati; ecc.). Il pomeriggio si chiude con la preparazione dell'intervento in plenaria da parte di due insegnanti che presenteranno a tutti il lavoro del gruppo. Si sceglie di analizzare "quello che ci é successo" e di riflettere su questo sia per sé che per condividerlo con gli altri. |