La distribuzione della luce all’interno della scatola può
essere esplorata come nella situazione precedente. La situazione che si presenta è del tutto analoga dal
punto di vista fisico, anche se percettivamente appare abbastanza diversa e,
almeno rispetto ad alcune idee intuitive, abbastanza sorprendente. Le pareti
direttamente illuminate si comportano ancora come sorgenti secondarie, ma
diffondono una quantità di luce molto inferiore. Lo spazio d’ombra dovuto
alla presenza dello schermo è molto meno illuminato e di conseguenza la parte
di oggetto che vi è immersa appare molto poco o per nulla visibile.
Guardando attraverso i fori si vede qualcosa solo se nella
porzione di spazio geometricamente visibile si trova la sorgente e/o la parte di
oggetto illuminata direttamente. La parte di oggetto in ombra è praticamente
invisibile; quanto alle pareti si distinguono o quelle immediatamente vicine
alla sorgente o quelle su cui è possibile notare il limite fra zona
direttamente illuminata e zona in ombra. Guardando ad ambiente oscurato nella
scatola aperta sorprendono la netta visibilità, sulle pareti ed eventualmente
sull’oggetto, dei limiti dello spazio d’ombra, e il contrasto accentuato di
luminosità fra le zone di parete illuminate direttamente e per diffusione
(intuitivamente si è portati a pensare che su uno sfondo nero le ombre non
siano visibili). Si può anche notare, avvicinandosi ed allontanandosi dalla
scatola, come la visibilità delle parti in ombra dell’oggetto diminuisca
all’aumentare della distanza da cui si guarda. Questo avviene in parte perché
diminuisce l’intensità della luce che arriva all’occhio, in parte perché
guardando l’oggetto parzialmente in ombra da molto vicino non si vede più la
parte di scatola in cui si trova la sorgente e l’occhio “si accomoda” su
una variazione più piccola di intensità luminosa.
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