Progetto SeCiF - LUCE E VISIONE - M. Gagliardi, E. Giordano Il modello di educazione scientifica
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2.1 L’educazione scientifica nella scuola di oggi
La società attuale è stata
definita come “società cognitiva” per indicare che le attività da cui
dipende il benessere delle nazioni, e dunque dei loro cittadini, sono nei paesi
avanzati sempre più legate ad una progressiva intellettualizzazione del mondo
del lavoro. La rapida evoluzione delle conoscenze e delle tecnologie impone la
formazione di cittadini in grado di essere protagonisti attivi di un processo
continuo di costruzione di conoscenza che oggi appare l’unica caratteristica
veramente prevedibile come indispensabile per il mondo di domani. Da questo
punto di vista la scuola è chiamata a fornire agli allievi competenze,
conoscenze e capacità indispensabili all'acquisizione di autonomia consapevole
e all'assunzione delle connesse responsabilità, dunque a fornire una formazione
che abbia valore autenticamente culturale. L’educazione scientifica nella scuola di base va
considerata in questa prospettiva, il che significa che deve essere
significativa non solo per chi intraprenderà un’attività lavorativa che
richieda l’uso di conoscenze scientifiche, ma anche anche per il futuro
avvocato, il futuro letterato, il futuro commerciante e così via … La scuola accompagna il singolo individuo nel suo
passaggio da bambino ad adulto e lo rende partecipe del sapere elaborato dalla
società umana nel corso dei millenni. C’è continuità nell’evoluzione
culturale della specie umana, così come c’è continuità nello sviluppo
fisico e psicologico, dunque anche cognitivo, di ogni singolo essere umano. A
partire da questa duplice continuità si possono costruire itinerari di raccordo
fra conoscenze, competenze, capacità individuali ed inizialmente infantili, da
un lato, e saperi e metodologie caratteristici dei diversi ambiti disciplinari,
dall’altro lato. Visto da questa prospettiva, il processo di
insegnamento/apprendimento in ambito scientifico non si identifica più
semplicemente con un processo di pura trasmissione di saperi che sono stati
oggetto di un’opportuna operazione di trasposizione didattica, ma con un
processo di costruzione individuale e collettiva di conoscenza da realizzare
attraverso un passaggio guidato da forme
di conoscenza comune a forme di conoscenza disciplinarmente accreditate. 2.2Conoscenza
scientifica e conoscenza comune: analogie e differenze
Il pensiero, parte della
complessa interazione individuo/ambiente, è reso possibile dall’esistenza,
nell’individuo, sia di canali percettivi che raccolgono segnali
dall’ambiente, sia di strategie cognitive che consentono la creazione di
rappresentazioni dell’ambiente stesso. Tale ambiente è inestricabilmente un
“ambiente fattuale”, costituito cioè da oggetti ed eventi, ed un
“ambiente culturale”, costituito cioè da rappresentazioni dell’ambiente
fattuale veicolate attraverso linguaggi di diverso tipo (verbali, gestuali,
iconici …). La componente culturale media e condiziona la relazione di ogni
individuo umano con la componente fattuale. Nella mente di ciascuno può così
svolgersi un processo di costruzione di conoscenza che si identifica con il
continuo riprodursi del gioco fondamentale fra “fatti”, “linguaggi”,
“rappresentazioni” costitutivo della cultura di specie. Nel processo di costruzione di
conoscenza spontaneo l’ambiente di riferimento è costituito da oggetti ed
eventi caratteristici della vita quotidiana di ciascuno e dalla cultura comune
che ad essi si riferisce. Tale processo è finalisticamente guidato dalle
necessità individuali di interazione con l’ambiente naturale e sociale,
praticamente identiche per tutti all’inizio della vita e che vanno
differenziandosi nei diversi individui durante il suo corso. La costruzione
spontanea di conoscenza è episodica ed essenzialmente inconsapevole se non nei
suoi esiti, accettati o rifiutati a seconda del successo o del fallimento delle
azioni che ne derivano rispetto agli scopi volta per volta prefissati. Lo
strumento principale utilizzato per la costruzione, la comunicazione ed il
confronto delle rappresentazioni è la lingua naturale, integrata da altri
codici (gestuali, iconici, di matematica elementare) non specialistici. La costruzione storica di
conoscenza scientifica, per esempio di conoscenza fisica, è invece
finalizzata a sé stessa. L’ambiente di riferimento, più che mai determinato
culturalmente, è costituito da eventi (gli esperimenti di laboratorio) che si
verificano a scale sempre meno direttamente accessibili ai canali percettivi
naturali e che sono sempre più “costruiti ad hoc” per rispondere a domande
estremamente specializzate. Il processo di costruzione di conoscenza è il più
possibile consapevole ed avviene secondo regole definite e condivise dalla
comunità degli scienziati che nel loro insieme giudicano dell’accettabilità
o meno delle interpretazioni e rappresentazioni dei fenomeni (modelli, leggi,
principi, teorie …) costruite dai singoli membri della comunità. Alla
progressiva specializzazione delle domande e degli eventi considerati, rispetto
alle domande ed agli eventi che caratterizzano l’esperienza quotidiana, si
accompagna, ora come conseguenza, ora come causa, una progressiva
specializzazione del linguaggio, in particolare una formalizzazione matematica
sempre più astratta. 2.3
Il processo di insegnamento/apprendimento come processo di mediazione culturale.
Il processo di
insegnamento/apprendimento è oggi visto come un processo di interazione fra culture diverse (la cultura scientifica
e le culture degli allievi) reso possibile dall’azione di mediazione dell’insegnante e finalizzato ad una
progressiva integrazione della cultura scientifica nella cultura dei singoli
allievi. L’insegnante deve saper
costruire percorsi didattici che
portino alla luce della consapevolezza il mosaico complessivo composto dalle
reti cognitive dei diversi allievi per farlo evolvere in una direzione che
appaia sensata anche agli alunni, ignari della rete concettuale della disciplina
che costituisce la meta finale dell’insegnamento. Perché ciò sia possibile,
l’insegnante deve essere in grado in ogni momento di confrontare le proprie
proposte con la rete cognitiva degli allievi, per sincerarsi che esse abbiano
per loro significato e siano effettivamente percorribili, permettendo una
progressiva conquista di autonomia e fiducia nelle proprie capacità di
apprendimento da parte di ogni alunno. Sollecitando ed orientando opportunamente
confronti e collaborazioni fra allievi, l’insegnante guida la realizzazione di
un processo collettivo di costruzione di
conoscenza che si intreccia ai processi individuali, costringendo ciascun
allievo a quelle operazioni di autoesplicitazione e riflessione sui propri
pensieri ed azioni che sono alla base di ogni costruzione di consapevolezza sul
proprio processo di apprendimento. 2.4 L’approccio didattico.
L’approccio allo studio
scientifico di ogni nuovo tema deve essere fenomenologico, per consentire la
ricostruzione del gioco fondamentale fra esperienza, linguaggio, conoscenza
rappresentativa. Si deve partire da “fatti” noti riguardo ai quali porsi
problemi conoscitivi che devono apparire agli allievi comprensibili,
interessanti e non insormontabili, cioè posti in termini che fanno parte del
loro linguaggio e che non siano totalmente avulsi dalle loro esperienze e
conoscenze. Un “problema conoscitivo” non è un quesito circoscritto per il
quale trovare al più presto “la risposta giusta”; è invece il risultato di
un insieme di sollecitazioni cognitive che orientino verso l’esplorazione del
campo oggetto dell’intero percorso didattico. L’allievo deve poter
riconoscere la natura specificamente conoscitiva del problema, sentendosi di
conseguenza “sfidato” ad una riflessione autonoma su di esso. Dopo una prima fase esplorativa,
nella quale il ruolo dell’insegnante è soprattutto quello di guidare gli
alunni nell’esplicitazione e nella messa in comune delle osservazioni
personali, devono nascere problemi più definiti, articolati intorno ad ipotesi
da verificare attraverso la progettazione, esecuzione e discussione di
esperienze sempre più schematizzate, che richiedono l’uso o la costruzione di
strumenti rappresentativi che diventano, nel corso dell’arco scolastico, via
via più specifici e formalizzati (dalle parole del linguaggio comune a quelle
del linguaggio scientifico ed a forme sempre più avanzate di matematizzazione). Il compito dell’insegnante
diviene molto complesso: deve decidere cosa fare di fronte a proposte
alternative, trovare il modo di far superare agli allievi eventuali situazioni
di impasse, saper riconoscere i
momenti giusti per introdurre
informazioni, strumenti rappresentativi, concetti che gli allievi non possono
costruire da soli e deve trovare modi adeguati per introdurli, affinché tutti
possano essere in grado di integrarli nel proprio percorso individuale e di
riconoscere quest'ultimo come parte del percorso collettivo della classe. Il
fatto che ogni problema affrontato sia un problema collettivo a cui la classe
nel suo insieme è chiamata a trovare soluzione mette ciascuno degli allievi in
una situazione molto meno “drammatica” di quanto non avvenga nelle ordinarie
interrogazioni o nei compiti in classe. L’allievo che esprime un’opinione,
suggerisce un’esperienza, rende pubblica un’osservazione personale etc., non
teme di poter essere mal giudicato se dice qualcosa di “sbagliato”, perché
sa che l’insegnante è lì per valorizzare il contributo di tutti, utilizzando
anche eventuali “errori” per meglio indirizzare il percorso individuale e
collettivo. I progressi fatti appartengono a tutti e questo consente che allo
sforzo individuale corrispondano risultati positivi anche per gli allievi con più
difficoltà. |