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FASE C

 

a)       zona di penombra tra la zona illuminata e quella buia; anche con sorgenti più puntiformi c’è la zona di “penombra”; variazione delle ombre dello stecchino sulla patata quando essa ruota intorno alla sorgente o viceversa; la stessa cosa succede con il mappamondo.

b)       Vedi a)

c)       Stecchino e sorgente artificiale: quando l’ombra dello stecchino oltrepassava il circolo d’illuminazione spariva all’osservazione.

d)       mappamondo parallelo modello rappresentativo del sistema Terra-Sole.

e)       La direzione dell’ombra nel nostro emisfero può essere solo verso sud e viceversa nell’altro.

f)        Mappamondo parallelo: modello rappresentativo del sistema Terra-Sole.

g)       Non risponde.

 

 

Alcuni commenti degli esperti

 

Le domande iniziali su buio, ombra e nero creano in alcuni vero sconcerto. Occupano così uno spazio di discussione iniziale eccessivo, visto che le domande volevano solo porre alcuni dei problemi a cui si doveva procedere a rispondere anche con i lavori successivi.

Questo problema è stato poi risollevato in seduta plenaria dove però praticamente tutto il tempo è stato dedicato ai lavori di chimica e a Temperatura e Calore della mattina e non c’è stato tempo di riaffrontare e puntualizzare problemi di luce.

Alcuni corsisti hanno successivamente mostrato tale sconforto a non ottenere dagli esperti le risposte alle domande su buio, ombra e nero che ci hanno costretto preparare degli appunti scritti per il giorno seguente (v.testo riportato di seguito). Gli stessi appunti hanno invece suscitato in altri corsisti del gruppo luce forte perplessità vissuti come una contraddizione al nostro stile di intervento complessivo.

 

Altri gruppi o componenti singoli sembrano invece porsi fin troppo pochi problemi e procedere o per tentativi o seguendo suggestioni più che ragionamenti e osservazioni sistematiche.

 

Nel complesso il lavoro è risultato piuttosto compresso, non ha avuto tempi adeguati né per la sua realizzazione né per la discussione e revisione successiva e quindi non ha raggiunto lo scopo di “portare alla concettualizzazione” che sembravamo esserci inizialmente posti.

 

 

documentazione fotografica

 

eventualmente da inserire e rimando al filmato vhs

Scheda esplicativa degli esperti su buio-ombra-nero[1]

 

Ombra, buio e nero si possono considerare tutte come situazioni in cui , per motivi diversi, si percepisce “assenza di luce”.  Cerchiamo di capire in cosa consistono le differenze tra situazioni che ci hanno portato nel linguaggio ad avere tre termini diversi per questa assenza di luce.

 

Richiamiamo innanzitutto una idea fisica molto generale: quando un oggetto viene colpito dalla luce, in generale accadono contemporaneamente tre cose:

-     una parte di luce attraversa l’oggetto e passa dall’altra parte (trasmissione/rifrazione) 

-         una parte viene rimandata verso la sorgente (riflessione/diffusione)

-         una parte viene intrappolata dentro l’oggetto (assorbimento)

Se prevale l’assorbimento rispetto alla trasmissione/rifrazione di luce l’oggetto si considera opaco.

 

Se si vuole interpretare il colore di un oggetto bisogna considerare la parte di luce che viene riflessa/diffusa. In generale colpiti da luce “bianca” (sovrapposizione di diversi colori) gli oggetti trattengono, assorbono, alcuni colori e ne rimandano (riflettono, diffondono)  altri. La nostra percezione del colore dipende dalla qualità della luce che colpisce l’occhio e dalla risposta dell’occhio.

 

Torniamo allora al nostro problema

 

Ombra: assenza di luce diretta (presenza di luce diffusa)

Per avere ombra occorre luce proveniente da una sorgente “concentrata” e un oggetto che rifletta e assorba una alta percentuale della luce che lo colpisce. Con ombra intendiamo la zona, nello spazio, che si trova “dietro” o “sotto” l’oggetto (rispetto alla sorgente), cioè la zona in cui non arriva la luce diretta dalla sorgente.  Questa zona e’ circondata dallo spazio occupato dalla luce diretta . Si crea un confine più o meno netto tra zona di luce e zona d’ombra, che l’occhio percepisce se lo spazio d’ombra o di luce vengono intercettati da una superficie che rimanda luce ai nostri occhi.

Se ci mettiamo all’ombra, cioè se entriamo nella zona d’ombra, non abbiamo la sensazione di essere al buio, perché in quella zona arriva comunque luce, diffusa da tutti gli oggetti, le superfici, che abbiamo intorno e che vengono a loro volta colpite dalla luce.

 

Buio: assenza di luce diretta e diffusa

Abbiamo la sensazione di buio in una situazione di assenza completa di luce, cioè quando il nostro occhio non riceve dall’ambiente circostante né luce diretta né diffusa, Si tratta in generale di una ambiente ristretto, chiuso, e noi non abbiamo percezione del fatto che questo ambiente può a sua volta essere immerso in un ambiente illuminato più ampio. Dobbiamo ad esempio essere in una stanza chiusa in cui non ci siano sorgenti (primarie) di luce all’interno e in cui non entri luce da nessuna fessura. Oppure “guardare dal buco della serratura”, schermando bene il nostro occhio.

 

La notte: tra ombra e buio

Vista dall’esterno (vedi mappamondo parallelo) la notte è “l’ombra della Terra” rispetto al Sole. Stando sulla Terra si ha una sensazione di buio che però non è mai “completo” per la presenza di luce diretta proveniente da astri o da sorgenti di luce “terrestri” e/o per la presenza di luce diffusa, ad esempio dalle nuvole.

 

Nero:  luce diretta e/o diffusa che colpisce una superficie che a sua volta la diffonde “poco” .

Si usa il termine nero quando al nostro occhio arriva luce “priva di colore” diffusa da una superficie in percentuale molto piccola  rispetto alla luce incidente e alla luce proveniente dall’ambiente circostante.

Il discorso sul colore ( della luce, degli oggetti) è difficile da riassumere in poche righe e non può essere fatto studiando solo le proprietà della luce prescindendo dalla percezione.

 

Le osservazioni notturne

 

Sulla spiaggia, con un orizzonte molto aperto in tutte le direzioni, in modo improvvisato e “casuale” N. Lanciano aiuta a riconoscere alcune costellazioni, alcune stelle e soprattutto i pianeti Giove e Saturno ben visibili ad oriente e Marte visibile ad occidente, di sera. La presenza della Luna crescente, che si sposta in modo assai evidente da una sera all’altra, tra le stelle, ci aiuta a cogliere le differenze tra i corpi fissi e i corpi erranti del cielo notturno.

Impariamo ad usare le spanne, col braccio ben teso, per prendere misure di “distanza angolare” tra gli astri e a valutare “l’altezza” di un astro sopra l’orizzonte.

Il racconto di miti aiuta a ricordare e riconoscere gli oggetti del cielo e a dare un senso alla disposizione nello spazio delle costellazioni. E’ inoltre un modo, quello di raccontare i miti mentre si osserva il cielo stellato, per aiutare chi guarda a guardare a lungo, per tutto il tempo della storia, a fare amicizia e familiarizzarsi con immagini fatte solo di puntini luminosi. E’ un modo per radicare un guardare a nomi e a immagini evocate che aiuta a ricordare e a riconoscere. E’ un modo che restituisce ad uno sguardo finalizzato a capire come si muove il cielo, l’emozione e la complessità del territorio culturale in cui quell’organizzazione spaziale e temporale hanno preso radici.

 

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[1] Suggeriamo di guardare al proposito il volume che è stato pubblicato successivamente all’incontro di Belluria da R. Casati, La scoperta dell’ombra, Mondatori 2000