Bellaria

Laboratorio proposto a tutti dal gruppo luce

Lavoro di riflessione fenomenologica, a piccoli gruppi, su “cosa si capisce, fra percezione, fisica e matematica” in relazione al tema LUCE”

 

  il nostro intento

Gli intenti degli esperti nel proporre questo laboratorio erano principalmente i seguenti:

Cosa è successo

 

Vengono organizzati 7   gruppi di lavoro e a ciascuno vengono dati:

·         le consegne di lavoro

·         il materiale a disposizione (oggetti vari piatti e non: sfere, patate, sagome di legno, pongo, stuzzicadenti, cartoncini; lampadine puntiformi e non)

 

Il tempo è incerto si alternano lavori in esterno e lavori in interno.

Alla fine era richiesta una relazione che non è arrivata da tutti.

Inoltre è stata fatta via via perché non c’era uno spazio (temporale) per la sua stesura e revisione e quindi risulta molto approssimativa e in molti casi non completa e imprecisa.

Si è confermato che c’è molto bisogno del lavoro all’aperto, con tempi lunghi per potersi porre domande, discutere con tutti, entrare nel vivo dei problemi e delle procedure, per meravigliarsi di fronte a ciò che si osserva. Questo tempo è stato troppo compresso per rispondere alle esigenze organizzative del Seminario.

 

Presentazione del lavoro

 

Il gruppo intero si riunisce all'aperto, vicino alla spiaggia, in cerchio. Al centro sono predisposti i cestini con i materiali per i lavori di gruppo.

 

Il lavoro viene presentato attraverso indicazioni metodologiche e legate al contenuto.

  P resentazione del lavoro all’aperto a tutti i gruppi

“Siamo all’aperto, vicino alla spiaggia, in cerchio, la nostra disposizione è radicalmente diversa da quella che il gruppo conosce di solito all’interno delle sale dove si svolge il lavoro del Seminario. Questa disposizione è cercata proprio per mostrare che è possibile esplorare modalità diverse, che è possibile usare un luogo all’aperto come luogo educativo e non solo ricreativo, che scegliere un altro luogo dove il corpo è guidato in modo diverso (siamo in piedi e non seduti) implica e coinvolge atteggiamenti anche mentali distinti e altre relazioni di scambio tra le persone. La scelta di fare scuola in un luogo o in un altro (aula, laboratori, cortili) deve essere esplicita: è una scelta e non una routine o un’abitudine. Il luogo dove si lavora non è neutro: ha peso, fa differenza stare in un'aula dove qualcuno è in cattedra e tutti gli altri sono seduti in modo da darsi le spalle e quindi non poter dialogare facilmente tutti con tutti, o essere tutti intorno ad un tavolo o ancora essere in piedi in un grande cerchio in cui tutti ci vediamo.

Rispetto all'azione didattica è utile variare gli spazi, non considerare l'aula o al più il laboratorio, come unici spazi adatti all'azione didattica: anche il cortile, un terrazzo, il giardino possono essere usati per lavorare ad esempio col Sole, e comunque stare all'aperto permette allo sguardo di viaggiare in modo diverso.”

Nel centro su una bella tela sono disposti 10 cestini, curati nell’estetica, con i materiali necessari al lavoro di ogni gruppo.

  Ancora sul senso del lavoro all’aperto: “Vorremmo lavorare col Sole e le ombre ma questo è legato alla presenza del Sole; le nuvole o la pioggia possono impedirci di fare quello che abbiamo programmato e allora è richiesta all’insegnante una grande flessibilità perché sappia adattare il suo lavoro alle condizioni reali in cui viene a trovarsi. Anche noi abbiamo predisposto tutto per un lavoro all’aperto col Sole ma anche al chiuso con le lampadine. Questa elasticità logistica e determinata dal tempo è solo una delle flessibilità a cui un insegnante deve essere pronto nel suo lavoro con ogni classe, ogni situazione particolare e concreta, ogni allievo. Un insegnante deve essere attento e quindi capace di calibrare il proprio lavoro in base agli allievi che ha davanti, in base al loro numero, le loro capacita, le loro necessità, il loro sapere, anche tenendo presenti gli altri colleghi.”

Ad ogni gruppo, che chiediamo di formare spontaneamente ma con qualcuno che ha già lavorato nel gruppo luce, consegnamo una scheda con le indicazioni di lavoro e un cestino. I gruppi lavorano sulla spiaggia, vicini uno all’altro ma in modo indipendente. Gli esperti circolano e sono a disposizione. Ogni gruppo, al termine della prima parte del lavoro riceve da un esperto la presentazione del mappamondo parallelo con cui proseguire il lavoro. Alcuni gruppi riescono a fare sia l’esperienza all’aperto sia quella preparata al chiuso e a fare confronti tra le due situazioni.

Lavoriamo sulla luce e le ombre, guidati da una scheda con alcune domande e indicazioni e dal materiale che abbiamo a disposizione. Ad ogni gruppetto di circa 6 persone diamo un cestino e un grande foglio bianco.

In un secondo momento diamo il Mappamondo parallelo che però presentiamo noi ad ogni gruppetto attraverso opportune domande (v sito http://pctidifi.mi.infn.it/lanciano/ )

 

In un terzo momento alcuni gruppi entrano per lavorare anche con il materiale predisposto in interno (le lampadine) e ripetono alcune delle esperienze già provate fuori con il Sole.

Quando il tempo a nostra disposizione è scaduto, ma è uscito un bel Sole molti hanno continuato a lavorare, osservare, provare intorno ai mappamondi

 

 

        schede distribuite ai gruppi   con indicazioni di lavoro

Traccia di lavoro sulla luce   Bellaria 28.9.99

 

 

SUGGERIMENTI DI LAVORO SULLA LUCE (E LE OMBRE) all’aperto col Sole

 

Proponiamo alcune domande-guida a cui rispondere per iscritto con schemi, schizzi e brevi testi procedendo nel modo seguente:

-          discutete brevemente con il gruppo circa le vostre idee sul problema posto

-          progettate ed eseguite osservazioni ed esperienze i cui risultati si possano confrontare con le vostre idee

-          registrate via via i risultati

-          discutete e registrate le conclusioni a cui arrivate, i dubbi e le questioni aperte

Poichè le questioni sono molte e il tempo a nostra disposizione e’ poco, la proposta di lavoro e’ divisa in fasi e vi vengono suggeriti i tempi da dedicare a ciascuna fase, per affrontarle tutte pur non esaurendole.

 

FASE A (30 minuti)

-          Cosa intendiamo con ombra ? E’ lo stesso che buio o nero ?

-          Quando NON si vedono le ombre?

-          Cosa serve per ottenere un’ombra? E per vederla?

-          Formulate un modello che vi permetta di rappresentare: cosa intendete per ombra, quali caratteristiche le attribuite, da cosa dipendono

 

FASE B (20 minuti)

-          Usate il modello per prevedere le ombre degli oggetti che avete a disposizione.

-          Realizzate un paio di esperimenti di formazione delle ombre esplicitando le variabili in gioco.

-          Confrontate i risultati ottenuti con le previsioni fatte e più in generale col modello.

 

FASE C (30 minuti)

-          Spostate l’attenzione sull’oggetto che “fa ombra”; osservatelo attentamente   e descrivete cosa si nota relativamente a luce e ombra. (concentratevi sulla patata e sulla sfera)

-          Mettete degli stecchini nella patata e nella sfera e osservate cosa accade alle loro ombre

-          Usate il “mappamondo parallelo” per rispondere alle domande: in quali paesi ora è l’alba, in quali il tramonto?

-          Fate previsioni sulle ombre di stecchini messi (col pongo) in punti diversi della “Terra”.

-          Controllate sperimentalmente la vostra previsione

-          Fate previsioni su se e come cambia nel tempo l’ombra di uno stecchino messo in un dato punto della “Terra”

-          Che cosa si può concludere relativamente a chi si muove e come si muove?

 

FASE D

Revisione del modello in base a tutte le osservazioni e le esperienze fatte.

 

SUGGERIMENTI DI LAVORO SULLA LUCE (E LE OMBRE) al chiuso

 

Proponiamo alcune domande-guida a cui rispondere per iscritto con schemi, schizzi e brevi testi procedendo nel modo seguente:

-          discutete brevemente con il gruppo circa le vostre idee sul problema posto

-          progettate ed eseguite osservazioni ed esperienze i cui risultati si possano confrontare con le vostre idee   

-          registrate via via i risultati

-          discutete e registrate le conclusioni a cui arrivate, i dubbi e le questioni aperte

Poichè le questioni sono molte e il tempo a nostra disposizione e’   poco, la proposta di lavoro e’ divisa in fasi e vi vengono suggeriti i tempi da dedicare a ciascuna fase, per affrontarle tutte pur non esaurendole.

 

FASE A (30 minuti)

-          Cosa intendiamo con ombra ? E’ lo stesso che buio o nero ?

-          Quando NON si vedono le ombre?

-          Cosa serve per ottenere un’ombra? E per vederla?

-          Formulate un modello che vi permetta di rappresentare: cosa intendente per ombra, quali caratteristiche le attribuite, da cosa dipendono

 

FASE B (20 minuti)

-          Usate il modello per prevedere le ombre degli oggetti che avete a disposizione.

-          Realizzate un paio di esperimenti di formazione delle ombre esplicitando le variabili in gioco.

-          Confrontate i risultati ottenuti con le previsioni fatte e più in generale col modello.

 

FASE C (30 minuti)

-          Spostate l’attenzione sull’oggetto che “fa ombra”; osservatelo attentamente   e descrivete cosa si nota relativamente a luce e ombra. (concentratevi sulla patata e sulla sfera)

-          Mettete degli stecchini nella patata e nella sfera e osservate cosa accade alle loro ombre

-          Usate il “mappamondo parallelo” e la lampadina da 150 watt posta a grande distanza, a “simulare” il Sole. Fate previsioni sulle ombre di stecchini messi (col pongo) in punti diversi della “Terra”.

-          Controllate sperimentalmente la vostra previsione

-          Fate previsioni su se e come cambia l’ombra di uno stecchino messo in un dato punto della “Terra” quando si fa ruotare il mappamondo sul suo asse. Verificatelo. E’ possibile realizzare lo stesso cambiamento muovendo invece la lampadina, e come?

 

FASE D

Revisione del modello in base a tutte le osservazioni e le esperienze fatte.

 

RELAZIONI dei LAVORI di GRUPPO 28/9/99. Riflessioni di un insegnante.

 

 

Una prima considerazione sui lavori di gruppo deve essere fatta sulle modalità di gestione degli stessi e sulle richieste fatte ai partecipanti.

Le attività proposte nei gruppi di lavoro, per la natura stessa dell’argomento hanno provocato discussioni e riflessioni e si sa che questo in genere richiede molto tempo e può a volte rischiare di risultare dispersivo se poi le attività non sono seguite da un momento di riflessione, rielaborazione e di messa a fuoco dei “problemi” affrontati. Questo tempo ulteriore di riflessione non c’è stato, di conseguenza le relazioni che venivano richieste sono risultate molto schematiche e parziali.

Il problema “tempo” è determinante. Non si può pretendere di lanciare una serie di stimoli molto precisi e poi limitare la discussione e il tempo necessario per fare propri certi concetti.

Un altro punto delicato che ha determinato il “fallimento” del relazionare e del produrre materiale cartaceo, è rappresentato dalla mancanza di un osservatore esterno.

Mentre si lavora in un gruppo, se si è presi totalmente dall’esperienza in corso e dal confronto con gli altri, difficilmente si riesce a cogliere i momenti, le fasi e i passaggi significativi dell’attività in corso.

Un osservatore esterno, non coinvolto direttamente nel lavoro, è sicuramente più attento a registrare i momenti di cui sopra.

Il risultato finale delle relazioni cartacee dunque risulta essere un lavoro molto compresso anche rispetto alla ricchezza degli stimoli e delle discussioni e anzi, la richiesta di scrivere ha bloccato quel processo di concettualizzazione che viene messo in atto per rivedere, riconfrontare e per appropriarsi idee, conoscenze e concetti relativi all’attività che si sta svolgendo.

Per entrare nel merito delle attività è utile suddividere le riflessioni rispetto a diverse fasi.

Riportiamo frasi dalle relazioni dei sette gruppetti.

Fase A

Fase B

Fase C