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Supporto didattico ALL'ESPERIENZA
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Arte
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Fisica
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CHE COSA FAR NOTARE
Sullo schermo bianco si ottiene un
"arcobaleno". E' lo spettro della luce bianca composto da
sette colori: rosso, arancio, giallo, verde, blu, indaco e violetto.
Ciascuna di queste sette regioni dello spettro contiene a sua volta
molte gradazioni di colore diverse, distinguibili dall'occhio (i
colori, infatti, "sfumano
l'uno nell'altro con continuità, senza contorni netti). Si può
notare anche che le sette bande colorate non hanno tutte lo stesso
spessore.
Il secondo prisma ricompone il ventaglio di colori a
formare la luce bianca (ciò a riprova che la luce bianca non è
monocromatica). E' abbastanza difficoltoso posizionare il secondo
prisma per riottenere la luce bianca; spesso basta un piccolo
movimento e lo spettro viene riflesso sulle pareti.
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Spettro luce bianca (prisma)
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CHE COSA SUCCEDE
La luce bianca, emessa dal sole e da
molte sorgenti artificiali, si può considerare una miscela di
radiazioni elettromagnetiche di lunghezza d'onda compresa tra i 400 nm
(violetto) e 700 nm (rosso). I diversi colori che compongono lo
spettro corrispondono alla diversa lunghezza d'onda delle radiazioni
semplici nelle quali viene dispersa dal prisma il fascio di luce
bianca. Quando il fascio luminoso bianco colpisce il prisma subisce
due volte (perché due sono le facce del prisma che incontra) il
fenomeno della rifrazione. I sette fasci colorati (di cui è composta
la luce bianca) sono rifratti secondo un angolo diverso a seconda
della loro lunghezza d'onda, perché l'indice di rifrazione del vetro
di cui è costituito il prisma è diverso per le varie lunghezze
d'onda. Ciò dà origine a un ventaglio di colori nel quale i raggi
della luce rossa risultano
i meno deviati e quelli violetti
i più deviati.
Nell'esperienza precedente si è
detto che un oggetto colpito da un raggio di luce bianca può
assorbirlo completamente (nero), diffonderlo completamente (bianco)
oppure parzialmente. In questo caso un oggetto ci può apparire rosso
perché assorbe tutti i colori della luce tranne il rosso.
Il colore dei corpi trasparenti
dipende dal colore del raggio luminoso che essi lasciano passare. Se
ad esempio vediamo un vetro di colore blu vuol dire che solamente il
raggio luminoso di colore blu è riuscito a passare. Se il vetro ci
appare incolore vuol dire che esso è trasparente a tutti i tipi di
raggi luminosi.
Quando si percepisce il colore rosso
di un oggetto non significa però che stia arrivando all'occhio solo
la radiazione elettromagnetica di lunghezza d'onda pari a 700nm
(corrispondente al rosso). Per verificarlo si faccia passare
attraverso un prisma due luci dello stesso colore, prima quella di un
laser (rosso) e dopo quella ottenuta colorando la luce bianca con un
filtro (acetato) rosso. Nel primo caso si otterrà uno spettro formato
da una sola stretta banda di colore rosso, nel secondo caso apparirà
uno spettro più ampio con pennelli giallo, arancione e rosso. Quindi
due luci che appaiono rosse al nostro occhio compongono spettri con
radiazioni di diverse lunghezze d'onda.
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PER APPROFONDIRE
Il fenomeno della separazione della luce è detto
dispersione ed è un fenomeno comune in natura. L'arcobaleno, ad
esempio, è la dimostrazione naturale che anche la luce del sole è
composta da sette colori. Dopo un temporale le goccioline d'acqua,
ancora presenti nell'atmosfera, si comportano come prismi, e,
attraversate dalla luce la scompongono nei sette colori dando
origine, appunto, all'arcobaleno. E' possibile notare la dispersione
della luce anche quando un raggio di sole colpisce uno specchio,
oppure l'acqua di una pozzanghera. La dispersione è anche la causa
dei lampi di colore caratteristici del diamante e, in minor grado,
di altre gemme trasparenti sfaccettate. Nei telescopi, negli
obiettivi fotografici e negli altri sistemi ottici la dispersione dà
fastidio, perché produce l’aberrazione cromatica, ovvero la
proiezione fuori registro di immagini di diversi colori.
Un'ulteriore conferma della composizione
policromatica della luce bianca è data da quest'altra esperienza.
Si ritaglia un disco di cartone bianco, lo si divide in sette
settori e si colora ogni settore con uno dei colori dell'arcobaleno.
Si fa poi girare velocemente il disco attorno a un perno; sul disco
di Newton (dal nome dello scienziato che dimostrò, tra il '600 e
'700 che la luce bianca è composta da più colori) non si vedranno
i sette colori, ma solo il colore bianco.
Si può provare anche a interporre, tra il prisma e
lo spettro, un filtro colorato (foglio di acetato, gelatina per
fotografia). Proiettata, sullo schermo si osserva solo la banda del
colore del filtro, più in particolare con il filtro rosso si
ottiene solo una striscia rossa, con un filtro verde, una striscia
verde. Se si mette un secondo prisma sul fascio colorato ottenuto,
ad es. verde, si osserva che il fascio si allarga ma rimane verde.
Ciò significa che i colori dello spettro sono puri, che non possono
essere scomposti.

I colori dello spettro non esauriscono tutta la gamma
dei colori saturi . Newton aveva già osservato che se si isolano
due radiazioni estreme dello spettro ( rosso e violetto)
e poi si combinano in modo da sovrapporle si ottiene un
colore “ nuovo” detto porpora o magenta, che non appartiene ad
alcuna delle radiazioni dello spettro. Variando l’intensità
relativa della componente rossa e di quella viola, si ottiene tutta
una gamma di porpora che va dal rosso al violetto, attraverso una
serie di tonalità di rossi più o meno violacei.

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