Ciò che accade dopo
che la luce ha interagito con le cellule fotosensibili della
retina ha implicazioni a largo raggio che vanno dalla psicologia,
alla neurologia, alla bionica della trasmissione nervosa,
ecc.
Ad alcuni di questi aspetti è associata, ma non sempre,
la presenza di strutture caratteristiche;
in moltissimi casi, tuttavia, l'organizzazione delle informazioni
della percezione è ascrivibile a "zone" del
cervello di cui ancora molti dettagli sono sconosciuti.
La tridimensionalità è, per esempio, sempre
un processo centrale, i tessuti deputati a ricevere la luce,
infatti, sono sempre sistemati in un piano, come una pellicola,
quindi è soltanto l'elaborazione dell'informazione
che arriva al tessuto organizzatore a consentire di vedere
in tre dimensioni.
Inoltre gli oggetti non solo si vedono, ma si
"ri-conoscono": si può infatti affermare
che in molti casi essi sono paragonati a forme presenti nel
cervello che si sono fissate durante lo sviluppo, l'evoluzione
e in alcuni animali anche a processi di apprendimento durante
lo sviluppo individuale. E come se ogni animale vedesse quello
che "deve" vedere, a seconda del proprio livello
di evoluzione, dell'ambiente che lo ha selezionato e della
storia della sua vita.
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