Spiegare e capire in fisica Proposte e percorsi per l'insegnamento preuniversitario della fisica


Vedere significa elaborare segnali
la vista e gli altri sistemi di percezione
vedere significa elaborare segnali
evoluzione del sistema visivo
che cosa succede dopo la retina?
eliminazione dello sfondo
cosa vedono gli animali e cosa fanno per non farsi vedere

Ciò che si "vede" dipende solo in parte dalla luce che colpisce gli oggetti e che raggiunge i nostri occhi, anche se, ovviamente, è da qui che si innesca il processo della visione.
Per tutti i viventi, dai protozoi, agli insetti, ai molluschi fino ai vertebrati più evoluti, ciò che viene "visto" dipende fortemente da "chi" vede. Questo fatto deriva sia dalle caratteristiche dell’organo della percezione sia (e sembra soprattutto) dal fatto che gli stimoli sono sempre elaborati e “interpretati”, per cui uno stesso oggetto può essere percepito in modo molto diverso.
Esistono strutture caratteristiche nei diversi gruppi di animali per "portare" la luce fino al tessuto di percezione: la luce viene selezionata, filtrata secondo modalità del tutto peculiari: ci sono cellule che fanno da sensori e che iperpolarizzano la luce, altre che la depolarizzano, alcune sono sensibili anche ai raggi UV, altre che "vedono" l'infrarosso: ci sono animali con occhi dotati di strutture a lenti, altre a specchio. C’è pertanto una grande selezione della luce prima del suo arrivo alle cellule deputate alla percezione visiva vera e propria.
Negli animali superiori, a livello centrale, avviene, oltre a questa elaborazione dello stimolo visivo in quanto tale, l’integrazione tra immagini diverse che si sovrappongono e si associano tra loro per costituire l’immagine definitiva che ne costituisce una sintesi.
Una buona rappresentazione di questo la si può trovare nei quadri cubisti in cui gli artisti non rappresentano le cose come l’occhio le vede, ma piuttosto come la mente le pensa: raffigurano simultaneamente i vari aspetti e funzioni prima della loro integrazione nell’immagine sintetica. Questi pittori rappresentano pertanto in modo analitico le nostre immagini mentali: non ci sono distorsioni della realtà, ma singoli frammenti di visione: l’immagine si scompone nella rappresentazione frontale, laterale, dal basso verso l’alto, da dentro, ecc.
I soggetti dei loro quadri sono visti molto da vicino: se ci avviciniamo molto ad una cosa, cambia la visione che ne abbiamo: emergono particolari e dettagli, si creano rapporti diversi, anche il colore varia, assumendo toni più forti. Un volto osservato da vicino, da molto vicino, acquista tratti nuovi e dà sensazioni spesso molto diverse da quelli che suscita alla distanza “media” alla quale siamo abituati a guardarli. Inoltre i volti che osserviamo più spesso sono quelli delle persone amate, che vivono con noi, la loro visione implica pertanto, necessariamente, un coinvolgimento psicologico: i tratti stessi si modificano, si sdoppiano, le forme si sovrappongono in un vortice di prospettive che si vanno a sovrapporre alle sensazioni emotive che proviamo nei loro confronti.

Progetto SET. L'occhio: funzionamento e visione
Analisi di un'opera di Picasso [+]
  © Annastella Gambini Università degli studi di Milano - Bicocca
Dip. di Epistemologia ed Ermeneutica della Formazione
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