Da: Maribella d'Antona <mdantona@imiucca.csi.unimi.it>
Oggetto: Riflessioni
Data: domenica 8 novembre 1998 19.28

Finalmente mando le mie riflessioni sul lavoro svolto lo scorso anno.
Le cose da dire sono moltissime, mi rifaccio in parte alla scaletta data da
Enrica nel mail del 4 giugno 1998, il cui subject era futuro.

Utilizzo del materiale fornito

Dalla lettura dei miei verbali risulta che ho utilizzato il materiale
fornito, anzi ne faccio continuo riferimento. Una specie di ancora di
salvezza, un salvagente a cui attaccarsi quando, e spesso succede, si hanno
dubbi.
Ad una programmazione puntuale preferisco una dibattuta in rete e che si
costruisce insieme, mi sembra che offra più opportunità, sia più ricca e
soffochi meno la possibilità di andare in direzioni anche parzialmente diverse.

Metodologie didattiche e rete

Metto insieme questi due punti perchè non se ne può parlare separatamente.
Verbalizzare può risultare una operazione faticosa e certamente lo è, ma è
molto arricchente dal punto di vista professionale.
Il fatto di rendere esplicito il proprio percorso permette di riflettere su
quanto si propone in classe e su come si propone e quindi consente di
valutare veramente ed efficacemente l'apprendimento degli allievi.
Da una parte quindi il percorso di insegnamento proposto e dall'altra quello
che gli studenti hanno imparato, inteso non solo come l'esito finale
dell'apprendimento ma il percorso fatto insieme insegnante e studenti.
Spesso il difetto dell'insegnante è quello di non rileggere quanto si fa, il
proprio modo di insegnare e l'efficacia delle strategie proposte nel proprio
insegnamento: il quotidiano rimane invisibile. Punto forte della ricerca
che abbiamo fatto assieme, secondo me, è il verbale dell'insegnante messo a
confronto con quello degli studenti che ha voluto dire confrontare quanto si
fa con quello che succede nella testa dell'allievo.
Rileggendo i miei verbali, quelli dei miei allievi e ripensando
all'esperienza passata non poche volte quello che avevo proposto o che era
nelle mie intenzioni proporre è stato vissuto in modo completamente diverso
dalle mie aspettative
dai miei studenti.
Mi sono avvilita? A volte sì, non lo nego, ma questo esercizio di confronto
tra le loro idee e le mie intenzioni mi ha permesso di diventare molto più
sensibile ai bisogni dei miei allievi, mi ha insegnato ad ascoltare e a
percepire quando era il momento di chiudere o di aprire su altri fronti.
Il leggere il verbale degli altri mi ha aiutato nel lavoro quotidiano sia
quando non sapevo come proporre un contenuto, sia nel trovare conferma
rispetto ai possibili dubbi che via via si sono presentati.
Molto hanno inciso sul lavoro in classe i verbali dei ragazzi letti e
commentati dai miei studenti. Si è realizzata una specie di "classe aperta"
in cui fattori positivi, come una certa competizione o il desiderio di
confronto con chi non si vede e che incuriosisce forse proprio per questo,
hanno avuto come effetto un apprendimento collaborativo inteso come il
sentirsi parte di un gruppo che lavora insieme e che si ascolta. Tutto ciò
ha avuto un effetto sul modo di lavorare anche in classe, smorzando quella
competizione negativa e quell'individualismo che spesso impediscono la
costruzione sociale della conoscenza che invece ha una importanza rilevante
nell'appredimento.
Mi riferisco soprattutto alla mia III che è uscita l'anno scorso e che ha
raccontato il proprio lavoro con l'ipertesto presentato in IRRSAE il primo
giugno.
L'esperienza di mostrare ad un pubblico il prodotto di due anni di lavoro ha
avuto una ricaduta molto forte sulla motovazione e quindi
sull'apprendimento. Sono usciti dei ragazzi diversi da quell'incontro e le
ricadute si sono viste anche sulle altre discipline.
Un' altra esperienza forte che ho raccontato in posta è stata "utilizzare" i
ragazzi di III come esperti con i ragazzi di I. Questi ultimi, ora in II,
non vedono l'ora di fare la stessa cosa con quelli della mia I di
quest'anno. Ho scoperto, perchè in una discussione su tutt'altro mi è stato
riferito dagli alunni di I, che i ragazzi di II vanno durante l'intervallo a
fare domande del tipo "secondo te la luce occupa uno spazio? E l'ombra?
Presto ve lo spiegheremo"
Quando succede che uno studente parli di ciò che si fa in classe? Quando si
fanno domande e si raccontano cose avvenute a scuola, se non sono brutti o
bei voti?
Credo che sia una dimostrazione di quanto motivante è il percorso di luce
proposto in labrete e di quanto sia efficace la strategia adottata lo scorso
anno degli allievi esperti.
Ritornando ai verbali, il fatto di scrivere quello che si fa costa molto, ma
dà molto: l'opportunità di ripercorrere il cammino fatto.

Punti deboli

Lo scambio in rete tra insegnanti non ha portato ad un vero dibattito, non
c'è stata interazione. Da parte mia ho preso molto ma ho risposto
soprattutto quando si è dibattuto su valutazione e gestione di posta. I
moderatori dovrebbero lanciare in rete domande e mantenere vivo il dibattito.

A presto Maribella