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Scuola media U. Guidi - Istituto comprensivo Forte dei Marmi
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Si riportano di seguito quelle che si ritengono più significative. a) Il pretest: dalla correzione delle risposte al pretest ci si è resi conto che i ragazzi usavano quasi esclusivamente la vista ( a meno che non fosse richiesto specificamente l’uso di un altro senso) e per questo motivo si è pensato di far “scoprire” loro gli altri sensi, prima di parlare di essa. Inoltre, come già detto, le osservazioni erano molto superficiali e gli aggettivi usati erano spesso impropri e approssimativi. b) Uscita nel cortile della scuola: una mattina siamo usciti da scuola e siamo andati in cortile…a mettere in azione i “nostri sensi”. Le istruzioni date erano le seguenti: 1) trovata una posizione, stare un minuto fermi con gli occhi chiusi, accuendo i sensi, dopodiché si doveva annotare tutte le sensazioni che si erano provate, sia uditive che di altro tipo. Dalle relazioni dei ragazzi:”io ho sentito lo scricchiolio delle foglie spostate dal vento per terra, le urla dei bambini delle elementari, l’odore molto leggero dell’erba del prato,……..”, ”…,le macchine che passavano, il sole sulla pelle,…”, ”…il cinguettio degli uccellini, qualcosa che solleticava il naso, odore d’aria pura (diverso da quello dell’aria che è in classe!), il”brontolio” delle pancia perché ho fame,….”. 2) Guardarsi attorno e segnare le cose che più attraevano l’attenzione e qui si sono sbizzarriti. 3) Che cosa puoi toccare? Come la descriveresti? Francesca: ”Poi siamo tornati in classe ed abbiamo confrontato le risposte, scoprendo che pur essendo tutti nello stesso posto, abbiamo visto e sentito cose diverse." c) Le informazioni dal tatto:: questo primo esperimento li ha molto incuriositi. Lo hanno eseguito a gruppi e, a turno, mettevano la mano dentro il sacchetto per cercare informazioni e poi riempivano la scheda secondo le istruzioni. Per il tipo di superficie gli aggettivi più usati sono stati liscio e morbido, ma anche scabro, pungente, granuloso, spinoso, peloso, vellutato, appiccicoso,metallico, umido, piano, ondulato, ruvido più tanti altri di fantasia. Il lavoro è proseguito sulle altre caratteristiche e tra le altre sensazioni segnalate come ricevute con la mano ci sono state forma (rotondo ovale,…), “bagnato o asciutto”, dimensioni (piccolo, lungo,…) spessore, di che materiale è fatto (ma no sempre in modo esatto). Le conclusioni sono state le seguenti: “questo lavoro mi è piaciuto molto perché è stato molto divertente lavorare insieme. Inoltre ho scoperto che la mano, nell’individuare la forma di un oggetto, non è veloce come l’occhio, per riuscire a capire che cos’è ci mette un po’ di tempo perché non unita agli altri sensi”(Silvia). d) Descrizione di una mela (lavoro da fare come compito a casa): ovviamente si sono avute informazioni su 24 mele diverse e, confrontandole, si è emerso che però, con la vista, tutti avevano descritto colore, forma,aspetto esterno e dimensioni, con il tatto avevano notato la maggiore o minore levigatezza della superficie, la consistenza, ecc. Cominciavano ad emergere diversità di giudizio, legate alla soggettività, sul sapore, più o meno gradevole, e l’odore, piacevole o sgradito. e) Gioco dell’oggetto misterioso: a turno, un alunno usciva dall’aula e la professoressa mostrava ai compagni un oggetto, che il compagno avrebbe dovuto indovinare una volta rientrato in aula attraverso domande rivolte ai compagni e relative esclusivamente a sue caratteristiche percepibili solo con i 5 sensi (si può rendere il gioco più difficile, e già così lo è abbastanza, imponendogli di porre le domande in modo che le risposte siano NO o SI o NON LO SO). La difficoltà che spesso i ragazzi trovavano nell’indovinare era legata al fatto di non poter sapere “a che serve”, cioè nel dover scindere la sensazione pura e semplice dall’esperienza. |
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f) Esperimento della pelle: eseguito l’esperimento, pressoché tutti hanno notato che la sensibilità sul braccio era minore rispetto quella della mano e ancor più rispetto quella dei polpastrelli. g) Le informazioni dall’olfatto: questo esperimento è stato fatto una prima volta con i sacchetti portati dall’insegnante e una seconda con sacchettini portati dai ragazzi e proposti per il riconoscimento anche all’insegnante. Alcune sostanze sono state riconosciute abbastanza facilmente (caffè 88%, cacao 100%, cocco 73%), ma per le altre il riconoscimento è stato problematico e spesso è stata usata la definizione generica di “spezie”, mentre l’odore dei semi di finocchio è stato etichettato come “liquirizia”, forse perché questa sostanza è aromatizzata spesso con anice. Devo dire che anch’io, come loro, ho trovato delle difficoltà nel riconoscere alcune sostanze propostemi: percepivo un odore conosciuto, ma non riuscivo ad ”inquadrarlo”, solo toccando il sacchetto potevo collegarlo alla sostanza e qualche volta neanche così. “Inoltre alla fine dell’esperienza il suo naso non percepiva più odori, perché tutti quei profumi le avevano “confuso” l’odorato”(Michela),”è difficile scoprire le sostanze soltanto con l’odore”(Giulia), “dipende dalle esperienze fatte se si riconoscono subito o no degli odori”(Alessandro). Alla fine si è compilata la tabella, cui ho aggiunto su loro suggerimento, gli aggettivi “forte”, “amaro”, “fruttato”, “delicato”, “erboso”. |
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h) Le informazioni dal gusto: quasi tutti hanno tratto le giuste conclusioni, ponendo esattamente sul disegno della lingua le aree di ricezione dei sapori base. i) Relazioni gusto/olfatto: la scoperta di questa dipendenza (che ha spiegato perché con il raffreddore non si sentono i sapori) li ha lasciati abbastanza stupiti ed hanno cominciato a capire come l’uso contemporaneo di più di un senso renda il riconoscimento più facile e come entri in gioco anche l’esperienza precedente (come qualcuno aveva già intuito). A questo punto è venuto spontaneo cercar di capire la differenza tra ciò che si capta (sensazione) e ciò che si riconosce (percezione): si sono fatte ipotesi, fino ad arrivare a capire che è il cervello che analizza le sensazioni trasmesse dai recettori, le compara con le nostre precedenti conoscenze e ci dà la percezione. |
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l) La percezione visiva (esperimento delle “sostanze bianche”): questo esperimento si è proposto una prima volta con l’assoluto divieto di aprire i vasetti. Le difficoltà di riconoscimento sono state notevoli, in quanto molte sostanze si rassomigliavano (“sono in difficoltà perché le sostanze si somigliano troppo” Andrea). Solo dopo che la seconda volta hanno potuto aprire i vasetti ed odorare il contenuto, le risposte sono divenute più sicure e ancora di più quando in un terzo momento hanno potuto anche toccarle: il fatto è che anche la vista, su cui puntavano molto, da sola non ci dà informazioni sicure li ha molto stupiti. Quindi la scoperta è stata che la vista ci informa su colore, forma, grandezza, ma che solo “l’assemblaggio” delle informazioni che ci vengono da tutti i sensi ci permette di lavorare con una certa sicurezza (dice Raissa “secondo me i sensi possono dare un migliore risultato se usati tutti insieme…ed ho capito che l’apparenza (cioè l’uso della sola vista) può ingannare”. Si è quindi passati alla compilazione della tabella riassuntiva, che come esempio ho parzialmente riempito nelle prima colonna. |
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m) I nostri sensi ci ingannano: credevano i ragazzi di aver risolto tutti i problemi! Ma appena finito il lavoro precedente ho proposto loro dei lucidi con illusioni ottiche e subito hanno cominciato a rendersi conto che i nostri sensi possono anche ingannarci, cosa confermata anche dall’esperimento “delle 3 acque”. Le due mani, tenute a lungo in situazioni diverse, una volta che si trovano entrambe nell’acqua tiepida danno sensazioni diverse: la mano che è stata nell’acqua fredda la sente calda, mentre l’altra la sente fredda, eppure sono insieme nella stessa bacinella. Cosa fare per avere informazioni più sicure? Bisogna potenziare i nostri sensi e renderli più precisi con strumenti di misura ( come il termometro, che ci ha dato la risposta esatta) e strumenti ottici (come il binoculare e il microscopio, con cui hanno osservato la sabbia, da loro conosciuta fin dalla nascita come qualcosa di grigio, molto morbida e sottile e che invece hanno scoperto essere formata da tantissimi granellini appuntiti, dai colori più svariati). Nel corso del lavoro non sono sorte particolari difficoltà, a parte i tempi , che sono stati abbastanza lunghi, perché non sempre si poteva usare il laboratorio (ma d’altronde alcuni degli esperimenti proposti possono essere fatti anche in classe e con materiale povero) ed il lavoro sulle relazioni ha richiesto una certa cura, perché i ragazzi imparassero ad usare un linguaggio appropriato. Molto positivo è stato l’aspetto più strettamente cognitivo: innanzitutto i ragazzi sono stati molto più motivati nel lavoro (le discussioni sono state varie e vivaci ed anche l’impegno personale è stato più approfondito del solito) ed anche la fase di apprendimento-concettualizzazione è stata più rapida e duratura, in quanto vissuta personalmente e spesso da loro stessi dedotta da ciò che facevano, come è risultato dalle verifiche fatte in itinere e alla fine dei lavori. Queste verifiche sono state di vario tipo: domande aperte, domande a scelta multipla, domande del tipo V/F con giustificazione delle risposte, riconoscimento di parti di figure di organi di senso, ecc. |
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