CHE COSA SUCCEDE
I filtri, verde, rosso e blu, posti davanti a ciascuna sorgente di
luce bianca trattengono tutte le lunghezze d'onda dello spettro tranne
quella corrispondente al loro colore che viene così proiettato sullo
schermo. Quando questa luce raggiunge l'occhio va a stimolare una
determinata varietà di coni sensibile alle lunghezza d'onda di una
particolare regione dello spettro. Il segnale viene inviato al
cervello che elabora il colore.
La sovrapposizione di due luci
colorate (es. rosso e verde) stimola contemporaneamente due tipi di
recettori per cui il cervello percepisce un colore diverso (in questo
caso il giallo).
Nella zona in cui convergono tutte e
tre le luci colorate lo schermo diffonde una luce bianca ottenuta
attraverso la somma delle lunghezze d'onda delle tre radiazioni
luminose, mentre nell'occhio i tre tipi di coni vengono stimolati
contemporaneamente con la stessa intensità.
La ricomposizione della luce bianca
ottenuta per sovrapposizione di fasci luminosi definiti in base alla
loro lunghezza d'onda è la sintesi additiva del colore-luce.

La sintesi additiva si riferisce sia
ad una sovrapposizione di fasci di luce colorati sia ad una
sovrapposizione nell'occhio.
Benché
non sia stato ancora completamente chiarito come i coni mandino i
segnali al cervello e come il cervello elabori questi dati, l'uomo ha
sfruttato i principi della sintesi additiva per inventare la
fotografia a colori, i monitor e i televisori a colori (i punti dei
fosfori - rossi, verdi e blu - di cui è costituito ogni pixel sono
vicini e così piccoli da essere indistinguibili e nell'occhio
dell'osservatore si fondono).
Già nell'800 esistevano esempi di
immagini in sintesi additiva. Il puntinismo (scuola di pittura che si
è sviluppata dall'impressionismo), si fondava su una tecnica di
accostamento di piccoli colpi di colore (punti) separati l'uno
dall'altro che ricomponevano, se visti ad una certa distanza,
l'oggetto rappresentato.
|